La Gen Z tra inflazione, primi soldi e scarse conoscenze finanziarie

Gen Z e denaro

Pochi soldi, poca consapevolezza dei rischi e una competenza finanziaria piuttosto scarsa, in cui si mischiano educazione finanziaria e suggestioni social.

I dati di alcune ricerche sulla Generazione Z, diffusi nelle ultime settimane, mettono in luce alcuni chiaroscuri sul rapporto tra gli under 25 e il denaro.

Pochi lavorano...

La ricerca più corposa è quella che Nomisma ha condotto per Esdebitami Retake sui Gen Z nostrani, in occasione del mese dell’educazione finanziaria.

Come prevedibile, i giovani hanno poco denaro: l’80% di loro ha gestito dei soldi in autonomia nell’ultimo anno, per una media di 842 euro che è però la somma di stipendi, paghette e regali occasionali. Solo il 57% lavora e il 40% ha un’occupazione stabile.

… e i soldi non bastano

Purtroppo, il 62% dei lavoratori non è in grado di fare fronte alle spese mensili senza il supporto dei genitori.

Ecco quindi che il 37% dei Gen Z integra le proprie entrate ricevendo regali, il 32% riceve una paghetta fissa mensile dai genitori, il 30% invece richiede denaro quando ne ha bisogno.

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Più strumenti per tenere sotto controllo le spese

La gestione del budget è affidata al buon senso: il 40% circa fissa un limite di spesa, giornaliero o settimanale, e cerca di non superarlo. Per contro, il 20% non si pone troppe domande prima di fare un acquisto.

La maggioranza tiene comunque traccia delle spese, anche se spesso solo di quelle più rilevanti. Gli strumenti più usati sono un mix di digitale e cartaceo: note libere sul telefono (35%), app dedicate (32%), il tradizionalissimo diario (18%) e la raccolta degli scontrini nel 12% dei casi.

Il risparmio è sul libretto postale

L’87% risparmia in una qualche forma, ma solo il 10% investe su base mensile.

Le conoscenze sulla gestione del denaro derivano da famiglia (40%), ricerche online (33%), percorso di studi (22%) e social network (21%).

E infatti spopolano prodotti tradizionalmente ritenuti “sicuri” dalle generazioni precedenti: buoni postali, libretti di risparmio, conti deposito. Che prevalgono su fondi, ETF e azioni.

Anche qui, però, ritroviamo il ruolo delle informazioni che passano dai canali digitali, con il 20% del campione è propenso a investire nelle criptovalute e in strumenti alternativi.

Dal mutuo alla dilazione di pagamento

Il 35% ha una qualche posizione debitoria: categoria molto vasta che spazia dal mutuo per la casa alle dilazioni di pagamento.

Il 13% di loro ha avuto difficoltà a pagare le rate. E proprio la scelta di rateizzare i propri acquisti viene fatta nel tentativo di diminuire l’impatto di una spesa, “diluendola” nel tempo nell’impossibilità di saldarla interamente nell’immediato.

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Il rischio (incompreso) di scommettere

Altro elemento di riflessione che emerge dalla ricerca è il 12% di Gen Z che elenca tra le proprie fonti di incasso anche scommesse, giochi di azzardo e lotterie.

Soprattutto, dovrebbe allarmare che solo il 20% di chi investe si ritiene in grado di valutare correttamente i rischi.

L’allarme inglese

E proprio la percezione del rischio ci porta a un secondo dato preoccupante, che arriva dal Regno Unito. Secondo Barclays, tra ottobre 2022 e ottobre 2023 è cresciuto del 23% il numero di studenti britannici reclutati come “money mule” dalla criminalità informatica.

Il mulo del denaro

Un money mule (letteralmente: mulo del denaro) è una persona che utilizza un proprio conto corrente o la propria identità per spostare denaro di terzi da un conto all’altro, o da un luogo all’altro.

Si tratta spesso di vittime inconsapevoli della criminalità organizzata, che rispondono a seducenti annunci di lavoro che promettono facili guadagni con poca fatica.

Ingenui o indifferenti?

Secondo i dati diffusi di Barclays, due money mule su cinque, nel Regno Unito, hanno meno di 25 anni, rientrando quindi perfettamente nella definizione della Gen Z. Uno su cinque è sotto i 21 anni di età.

A spingere questi giovani, in gran parte studenti, nelle braccia della criminalità informatica è l’aumento del costo della vita. Le difficoltà a fare fronte a tutte le spese, unite a una certa ingenuità nei confronti dei contenuti trovati online, portano molti studenti a rispondere ad annunci “troppo belli per essere veri”, anche solo per vedere che cosa succede.

Barclays scende in campo

Il problema, segnala Barclays, è che il 63% di loro ignora che fare il money mule è un crimine, con gravi conseguenze sulla loro fedina penale e la loro affidabilità creditizia, danneggiando le loro prospettive per la vita adulta.

La banca britannica invita a lavorare in modo preventivo, spiegando sui social media come riconoscere un annuncio truffaldino: sarebbe il caso di pensarci seriamente anche in Italia.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop

 

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