Fondazione ANIMA

Educazione finanziaria: gli italiani si aspettano molto dalle banche

Educazione finanziaria degli italiani

Gli italiani desiderano tenere sotto controllo le proprie spese anche quando hanno una situazione florida, i loro punti di riferimento in materia finanziaria sono i parenti, anche se si aspettano dalle banche un ruolo chiave nella capacità di spiegare i prodotti, e seguono poco le notizie di informazione finanziaria per via di un linguaggio poco chiaro.

Sono i principali dati emersi dalla ricerca “L’educazione finanziaria vista dagli italiani” di Fondazione Anima, ente del Terzo settore costituito su iniziativa del Gruppo Anima.

Il campione

Lo studio, realizzato in collaborazione con Research Dogma, ha coinvolto un campione rappresentativo di oltre 1.000 persone tra 16 e 74 anni, allo scopo di fotografare la situazione della cultura finanziaria in Italia e individuare strategie per migliorarla.

Gestione prudente

Gli italiani denotano un’attitudine assai prudente alla gestione del denaro: il 94% degli intervistati desidera mantenere il controllo sulle proprie spese e ben il 72% è consapevole dell’importanza di mettere da parte i soldi per la pensione, mentre il 77% evita di ricorrere a finanziamenti o prestiti, anche se il 63% degli intervistati dichiara di avere una situazione finanziaria “poco” o “per nulla” problematica.

Il linguaggio finanziario è poco chiaro

Sebbene il 69% del campione si ritenga “molto” o "abbastanza” competente nella gestione del proprio denaro, appena il 27% dichiara di seguire abitualmente notizie di informazione finanziaria, forse anche a causa del linguaggio utilizzato, che per il 49% è “per niente o poco chiaro”.

Dalle interviste emerge anche che le donne seguono questa tematica meno degli uomini e i più giovani si informano meno degli over35.

Per contro, si evidenzia una forte influenza delle relazioni personali: il 39% che si consulta principalmente con il coniuge o partner prima di compiere scelte economiche.

Altri attori importanti sono i consulenti finanziari (33%) e gli operatori bancari o postali (19%), mentre solo il 16% dichiara di prendere decisioni finanziarie in completa autonomia.

Educazione finanziaria: cosa vogliono gli italiani

Negli ultimi anni sono state lanciate molte iniziative per migliorare l’educazione finanziaria degli italiani: il 79% degli intervistati sarebbe disposto a valutare di parteciparvi e il 59% ricorda di aver sentito parlare di almeno una di esse.

In termini di format, il 36% sarebbe interessato a parlare con una persona che dedichi loro del tempo per aiutarli nella gestione dei soldi (sul modello dei CAF), mentre il 21% parteciperebbe a un incontro con un esperto di fronte a un gruppo ristretto di persone.

In generale, si riscontra il maggior interesse per le iniziative basate su una logica di relazione face-to-face personalizzata.

Su quali temi?

A livello di contenuti, il campione apprezza maggiormente suggerimenti sulla gestione del budget familiare (38%) e di progetti come la gestione degli investimenti a lungo termine (29%) e la pianificazione pensionistica (28%).

Un altro tema che emerge dalla ricerca è quello degli incentivi, ritenuti utili da ben il 72% degli intervistati, anche sotto forma di premi in denaro (27%).

Banche e istituzioni finanziarie, infine, risultano centrali in tema di diffusione della cultura finanziaria, poiché secondo il 49% degli intervistati, proprio queste istituzioni dovrebbero assumere un ruolo di primo piano nella promozione di queste iniziative, accanto alle istituzioni nazionali e locali (indicate dal 38%).

«Gli italiani sono abituati a gestire le proprie finanze in maniera autonoma ma sono disponibili a prendere parte a iniziative di educazione finanziaria, a patto che siano comprensibili, dirette e mostrino soluzioni concrete – commenta Maria Patrizia Grieco, Presidente di Fondazione Anima e Presidente di Anima Holding. La strada sarà lunga ma presenta numerose opportunità, sia per favorire l’inclusione dei segmenti di popolazione meno prepara­ti, sia per potenziare le competenze di quelli già attivi, che rappresentano la spina dorsa­le socioeconomica del nostro Paese».