Benché poco menzionata, l’Europa dell’est vanta un ricco ecosistema di startup e imprenditori visionari che stanno dando nuova linfa al settore fintech della regione. Secondo i dati, circa due terzi dell’intera popolazione del centro ed est europa ha usato servizi bancari digitali, il che evidenzia ancora una volta come la finanza digitale sia penetrata con maggiore forza in queste realtà piuttosto che nella controparte dell’ovest. Un processo questo che si sta rafforzando anche con la nascita di nuove ed innovative soluzioni che ha reso - e sta rendendo - l’est Europa una meta privilegiata per gli investimenti di settore.
E quando parliamo di cifre, queste sono importanti. Solo per citare alcuni dati SME Finance ha investito Є19.8 milioni in Lituania, Software Group ben Є17.8 milioni in Bulgaria e Twisto Є14 milioni in Repubblica Ceca. In poche parole l’enorme e variegato mercato dell’Europa dell’est è attraente non solo per le piattaforme fintech stesse, ma anche per chi volesse cooperare con le startup e le banche della regione.
Nei paesi baltici una nuova Silicon Valley
I tre piccoli paesi del Baltico, ovvero Estonia, Lettonia e Lituania, sono tre dei principali leader fintech a livello globale. Secondo l’Europe’s Hidden Entrepreneurs, un rapporto redatto annualmente dal World Economic Forum, l’Estonia è il principale hotspot europeo per quanto riguarda l’imprenditoria legata al tech, mentre la Lettonia e Lituania si guadagnano rispettivamente il terzo e settimo posto. Ed è proprio questa vocazione tecnologica, compreso il fintech, ad essere il motore pulsante dell’economia di questi piccole realtà, non male per tre paesi emersi dalle ceneri del blocco sovietico e che si sono unite all’Unione Europea solo nel 2004.
Tuttavia la dinamicità del terzetto baltico, non è una sorpresa. Dobbiamo infatti ricordare che Skype, una app familiare a tutti noi, è stata lanciata proprio in Estonia, un paese che vanta l’ecosistema fintech più attivo dei tre. Bondora, Creditstar Group, Fitek e Iuvo sono solo alcuni delle app di finanza digitale che stanno dominando la scena esportando il proprio know-how anche fuori i confini naizonali.
La Lituania, al contrario, ha costruito una seria di infrastrutture ad hoc per supportare una fitta rete di pagamenti digitali che non solo opera tranquillamente in Europa, ma accetta senza problemi anche pagamenti da Israele e Singapore. Il risultato è che dal 2017, la Lituania ha visto la nascita di ben 35 compagnie fintech, triplicando anche gli introiti del settore che ad oggi da lavoro a circa 2mila persone. Le elastiche norme del paese baltico consentono alle aziende di testare le proprie novità in un ambiente reale per un massimo di sei mesi sotto la supervisione della banca centrale. Durante questo periodo, i partecipanti sono soggetti a norme semplificate e requisiti di vigilanza. Qualora i servizi funzionassero bene, le aziende potranno iniziare ad operare in condizioni normali. Stesso discorso per la Lettonia che tramite forti politiche di agevolazione, sta attirando molti investitori. Un trend non intaccato dalla pandemia. Oggi città come Riga, Vilnius e Tallinn sono tutti fiorenti hub fintech e non è del tutto sbagliato asserire che stanno iniziando a rivaleggiare con Londra e Berlino ponendo le basi di una Silicon Valley nell’Europa dell’est.
Romania e Bulgaria, per pagare basta un sorriso
Con un mercato dei servizi finanziari in rapida crescita, Sofia, capitale della Bulgaria, sta crescendo come un interessante hub fintech nell’estremo oriente dell’Europa. Gli investitori internazionali hanno notato la capacità unica di questa città di combinare talenti tecnologici con una mente imprenditoriale. Nel 2012 il Fondo Europeo per gli Investimenti ha portato Є21 milioni nella capitale bulgara, dando quindi avvio a molte startup di nuova concezione tra cui anche fintech. Ed è incredibile come in pochi anni questo paese sia già entrato nella nuova era del pagamento digitale tramite riconoscimento facciale. A Sofia si può dire che è la normalità.
Di recente Raiffeisenbank, la principale banca bulgara, ha infatti collaborato con la fintech rumena PayByFace per testare proprio i facial payments. Non solo Cina quindi. Questa società rumena lanciata nel 2019 dall'imprenditore Mihai Draghic, ha costruito un sistema di pagamento che non utilizza alcuna carta di credito, ma richiede solamente ai clienti di e mostrare la propria faccia. Il funzionamento è facile. Per prima cosa basta registrarsi tramite cellulare, previo download dell’app e creazione di un profilo. Il secondo passaggio consiste nell'aggiungere una carta di pagamento e caricare dei selfie personali. Un codice PIN è facoltativo per una maggiore sicurezza. Ed il risultato è lasciare del tutto a casa dato che per fare la spesa in qualsiasi punto vendita che fa parte della rete dei partner commerciali di PayByFace, basta solo il nostro visto.
Per ora la Bulgaria rimane ancora una zona pilota, ma PayByFace ha già reso usufruibile questa funzione in oltre 100 località della Romania. La mossa hi-tech del governo di Sofia non sorprende però gli addetti del settore. Specialmente negli ultimi due anni, la Bulgaria sta investendo denaro e talenti espandendo la propria capacità fintech. Vedendo la continua crescita di questo settore il governo bulgaro ha deciso di concerto di sostenere apertamente sia investitori che creatori. Uno dei maggiori fattori di attrazione degli investitori rimane proprio il capitale umano dei giovani bulgari, dove i loro studi in informatica ed IT sono ampiamente apprezzati in tutto il continente divenendo di fatto il motore principale delle nuove startup che stanno nascendo sul suolo bulgaro.
Slovacchia, un hub fintech nel cuore dell’Europa
Situata nel cuore dell'Europa, la Slovacchia vanta un panorama fintech unico nel suo genere per diverse ragioni. In primo luogo, l'intero settore fintech gode del pieno sostegno delle istituzioni. La Banca nazionale della Slovacchia (NBS) ha lanciato qualche anno fa l’Innovation Hub, una piattaforma dove diverse startup, anche fintech (slovacche e non) possono avere un collegamento diretto con il regolatore locale su diversi casi d'uso. Alcune delle licenze richieste possono anche essere trasferite in tutta l'UE, il che ha reso la Slovacchia estremamente attraente per chiunque fintech/startup che voglia entrare nel mercato dell’Unione. Basti pensare che da quando il programma è stato lanciato nella primavera del 2019, circa 55 team di progetto hanno discusso con l'autorità di regolamentazione.
Bratislava è anche sede del primo FinTech Hub del paese, una realtà pensata per supportare unicamente la finanza digitale all'interno della regione CEE. Questo mette nero su bianco la seria intenzione di rendere la Slovacchia un leader mondiale nella tecnologia finanziaria. L'hub è stato aperto con l'obiettivo di seguire l'ispirazione di altri giganti fintech come il Regno Unito, Singapore o la Cina. “Volevamo scegliere il meglio di piattaforme funzionanti in modo simile e combinarlo sotto lo stesso tetto. Costruiamo il nostro approccio principalmente sull'apertura e sull'accessibilità", afferma Juraj Králik, direttore esecutivo di FinTech Hub Slovakia e capo della Slovak FinTech Association.
L’hub in questione è aperto a qualsiasi tipo di azienda, piccola o grande che sia. Per essere accettato, le autorità ricercano l'unicità del prodotto, concetto o prototipo, nonché il successo e l'idoneità del prodotto per la regione. Ancora una volta, uno dei vantaggi più interessanti e ricercati da chi bussa alle porte dell’hub è la Slovacchia stessa. "Siamo membri dell'Unione Europea e dell'Alleanza Nord Atlantica. Apparteniamo all'area Schengen e, non da ultimo, abbiamo l'Euro, che è un grande vantaggio rispetto agli altri player locali. Anche la vicinanza di Vienna è un grande vantaggio in termini di arrivi e partenze. E, ultimo ma non meno importante, la Slovacchia ha un gran numero di persone di talento necessarie per far crescere ulteriormente le aziende da qui", afferma Matej Ftáčni, CXO di Vacuumlabs. Insomma, l’Europa dell’est corre veloce a colpi di click.