La finanza etica svetta per qualità del credito e sostegno all’economia sociale

La finanza etica svetta per qualità del credito

La finanza etica cresce in Europa e mantiene alti livelli di qualità del credito. Secondo l’ottavo rapporto sulla finanza etica in Europa, “Capitale comune”, presentato da Fondazione Finanza Etica, dalla Fundacion Finanzas Eticas e da Federazione Europea delle Banche e Finanziatori Etici e Alternativi (Febea) al Parlamento Europeo, nel 2023 le banche etiche hanno gestito 79 miliardi di euro in attivi: un balzo dal 2018, quando la cifra si fermava a poco più di 51 miliardi.

Inoltre, il rapporto prestiti/attivi è del 67,91%, migliore del 60,9% registrato dai grandi istituti europei.

Socialmente responsabili e solide

La maggior parte dei prestiti erogati dalle banche etiche è destinata all’economia sociale (oltre il 70%, contro il 19% delle grandi banche), a conferma della finalità responsabile di questi crediti.

I finanziamenti sociali hanno sostenuto cooperative, mutue, associazioni e fondazioni. In alcuni casi, fino al 93% dei prestiti è andato a microimprese spesso escluse dal credito tradizionale.

Per quanto riguarda i crediti deteriorati, anche qui le istituzioni etiche sovraperformano gli istituti tradizionali (1,61% vs 1,89%), mentre il rendimento degli attivi (ROA) ha raggiunto lo 0,75%, superiore allo 0,64% delle grandi banche.

Meglio sul fronte dell’inclusione

Le banche etiche hanno inoltre mostrato maggiore diversità di genere nei ruoli dirigenziali - la percentuale di donne impiegate nelle banche etiche europee è il 56,12% contro il 47,11% dei grandi istituti e applicano criteri più rigorosi rispetto a investimenti in armamenti, combustibili fossili o aziende che violano i diritti umani.

«I dati di questa ricerca smontano il mito che la finanza etica sia una nicchia – ha dichiarato Peru Sasia, presidente di Febea, la Federazione Europea delle Banche e Finanziarie Etiche e Alternative. Dimostrano che è possibile e già esiste un modello alternativo di intermediazione, basato su capitale di qualità, credito diretto alle famiglie e alle imprese, e valutazioni sociali e ambientali, che sta funzionando, producendo stabilità finanziaria e benefici concreti per la società. La ricerca evidenzia che l’attenzione all’economia sociale non è destinata a rimanere un fenomeno temporaneo o occasionale. Sebbene la politica europea abbia recentemente rivolto l’attenzione ad altri fronti - in particolare competitività e Difesa - le ragioni strutturali che rendono l’economia sociale un fattore determinante per qualsiasi strategia di sviluppo dei Paesi europei richiedono attenzione e risorse, come indicato nel Piano d’Azione per l’Economia Sociale della Commissione e nella Raccomandazione del Consiglio europeo».

Raccomandazioni per le politiche europee

Il rapporto propone diverse raccomandazioni per i decisori pubblici: sviluppare strumenti di capitale (equity e quasi-equity) adatti a microimprese e cooperative invece di basarsi esclusivamente sul credito; semplificare e rendere accessibili le garanzie pubbliche; coinvolgere direttamente le organizzazioni dell’economia sociale nella definizione delle politiche finanziarie.

Il rapporto avverte anche contro il rischio di etichettare come “sostenibili” settori dannosi come la produzione di armi, sottolineando che pace, coesione sociale e transizione ecologica devono essere al centro delle politiche di finanza sostenibile.

«Il quadro che emerge è chiaro: la finanza etica è solida, in crescita e produce impatti concreti sull’ambiente, sulla società e sull’occupazione – ha commentato Federica Ielasi, vicepresidente di Banca Etica. L’Europa deve ascoltare questo attore se vuole orientare le proprie scelte verso coesione, sostenibilità e pace. Anche nel contesto della revisione delle politiche di coesione europee - che, non senza discussioni, accompagna il processo di definizione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dell’Unione Europea 2028–2034 - la questione delle condizioni per favorire lo sviluppo dell’economia sociale in Europa, anche attraverso la finanza etica, è destinata a occupare una posizione non marginale nell’agenda dei prossimi anni. L’economia sociale in Europa contribuisce sia alla crescita economica sia al progresso sociale, in termini di minore disoccupazione, riduzione della povertà e, più in generale, miglioramento della qualità della vita, in particolare per i gruppi più vulnerabili. Senza clamore, ha dimostrato di essere un fattore di sviluppo economico, inclusione sociale e resilienza territoriale. Pertanto, anche un approccio alle politiche orientato alla competitività non può ignorare l’importanza fondamentale della coesione sociale e degli attori che lavorano per difenderla e rafforzarla».

 

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