SPECIALE FILIALE

Filiale, ATM e light banking: alla ricerca di un nuovo modello

modello di filiale

Più di 4 milioni di italiani vivono in un Comune senza banca. La ricerca della Fabi – Federazione Autonoma Bancari Italiani (basata su dati statistici della Banca d’Italia e dell’Istat) ha alimentato una forte discussione nell’estate che si è appena conclusa, tanto sui mezzi di comunicazione di massa quanto sui social. Numeri alla mano, risulta che il 7% della popolazione italiana non ha accesso a una banca “fisica”, perché vive in uno dei 3.062 Comuni senza sportello.

Un problema di redditività

Questa progressiva “desertificazione bancaria”, come la chiama la Fabi, è il risultato di anni di chiusure. Sono 11.231 gli sportelli smantellati in meno di un decennio, ribadisce la ricerca. C’entrano poco le sovrapposizioni territoriali tra filiali, evocate nella stagione di M&A: il problema è di cost-to-serve, cioè di redditività. Lo conferma il fatto che la percentuale di popolazione “senza filiale” varia nelle diverse aree geografiche: al Nord è il 6%, al Centro appena il 3,2%, mentre al Sud e sulle Isole si arriva al 10,7%. E che il problema è maggiormente sentito nei comuni di piccole dimensioni e nelle zone rurali.

L’abitudine ai canali digitali

“Beh, ma in fondo c’è il digitale”, si potrebbe pensare. La stessa Fabi ricorda che meno della metà della popolazione bancarizzata, cioè il 45%, “preferisce” i canali digitali: è facile pensare che la prima categoria a rischio esclusione bancaria siano i più anziani e meno avvezzi all’uso della tecnologia.

La connettività, va e viene

C’è però una seconda questione da prendere in considerazione, cioè le difficoltà ad accedere ai servizi digitali in alcune zone. La qualità della connessione a internet, specie mobile, è infatti un problema in molte aree geografiche del nostro Paese. Non sempre poi così tanto rurali come ci viene fatto credere: anche nei centri di alcune medie cittadine può capitarvi di non avere campo, o di vedere spuntare sullo schermo sigle quasi dimenticate come Edge.

A cosa serve la filiale?

Un’ulteriore domanda da porsi, nel guardare alla rarefazione della presenza bancaria sul nostro territorio, è “a che cosa serve una filiale?”. Una recente indagine ABI Lab – Doxa conferma l’ormai elevatissimo uso dei canali digitali per le operazioni di routine, con percentuali che sfiorano il 70% per il controllo del saldo o i bonifici. I boomer sembrano preferire lo schermo grande del computer, i più giovani quello piccolo del telefonino.

Il cliente cerca sicurezza

Dalla ricerca spunta fuori un secondo dato interessante: all’aumentare della complessità e dell’importanza dell’operazione, cresce il numero di clienti digitali che preferisce utilizzare il personal computer anziché lo smartphone. Non facciamoci quindi ingannare dalle percentuali bulgare delle disposizioni: il cliente utilizza il canale in cui si trova più a suo agio per le diverse esigenze. Cerca sicurezza. Ed è molto probabile che per le scelte più importanti ricerchi anche un contatto umano e un confronto diretto, per quanto mediato dalla videoconsulenza.

Mantenere il valore aggiunto

Sono anni che il settore bancario afferma che l’evoluzione della rete territoriale è indirizzata ad avere meno punti, ma orientati a erogare servizi a valore aggiunto: mutui, investimenti, consulenza assicurativa. E a questo punto si possono capire molto meglio i timori dei piccoli centri: non si vuole che il “valore aggiunto” si allontani troppo, perché è essenziale alla vitalità di un borgo, cioè al suo futuro. Aggiungiamoci poi un’altra considerazione: nelle piccole comunità ci si conosce quasi tutti, compreso il personale della filiale locale. Questo rapporto informale, che proseguiva anche al di fuori dei momenti di consulenza bancaria, è storicamente uno dei perni e dei vantaggi della banca territoriale. Per chi vive nei piccoli centri, il pericolo è una banca percepita come “più lontana” dal cliente, proprio sui temi a maggior valore.

Come cambia la rete di ATM

Certo, il problema della copertura territoriale riguarda in misura crescente anche la rete degli ATM, ma in questo caso le soluzioni alternative non mancano. Un recente Research Paper della Banca d’Italia, “Business models and pricing strategies in the market for ATM withdrawal”, a firma di Guerino Ardizzi e Massimiliano Cologgi, riflette sul tema (apertissimo) delle commissioni per il prelevamento di contante, ma fornisce anche un quadro di come sta cambiando il mercato.

Pochi terminali stand alone

Il fatto è che anche il numero di ATM è in calo. In Italia siamo scesi da 821 “sportelli bancomat” per milione di abitante nel 2019 a 814 nel 2020. Il nostro Paese, tra l’altro, si differenzia da altri mercati per la minore presenza di terminali “stand alone”, cioè non associati a una filiale bancaria vera e propria. In Italia solo il 16% degli ATM (il dato si riferisce al 2020) è stand alone: certo, nel 2015 la percentuale era del 13%, ma la media europea nel 2019 era già al 30%.

L’avvento del light banking

Per operazioni di routine e a basso valore aggiunto, come il prelevamento o il deposito di denaro contante, oppure il pagamento di bollettini premarcati di vario tipo, il costo di manutenzione di un ATM può apparire non giustificato. Anche per questo, come raccontiamo in queste pagine, in Italia si fa sempre più capillare la presenza di servizi di light banking. Che passa anche dalle casse della grande distribuzione, in cui sempre più spesso si può prelevare e depositare denaro, oppure pagare le bollette.

Il modello commissionale

La strada, però, è tutt’altro che segnata. Nel dibattito sull’idea di riformare il modello dei costi dei prelievi su circuito Bancomat, in particolare per le operazioni “not on us”, si sono infatti inserite le principali Associazioni dei consumatori. Che, in una nota, accolgono favorevolmente la proposta di una commissione fissa e trasparente, applicata dalla banca “proprietaria” dell’ATM ai clienti delle altre banche che prelevano presso i suoi terminali. L’idea è che la trasparenza favorirà le operazioni di prelevamento, stimolando l’installazione di nuovi terminali ATM, dotati anche di funzionalità innovative e avanzate, nei territori più remoti. Aiutando gli istituti locali a individuare nuovi modelli sostenibili di presidio.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di settembre 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop