Credito alle famiglie

La EPBD trainerà il boom dei mutui green?

mutui green

Con il via libera del Consiglio Ecofin, il 12 aprile, si è concluso il percorso di approvazione della dibattutissima Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), ormai nota come la Direttiva Case Green.

Un percorso che ha recepito una serie di spunti emersi proprio da mesi di dibattito e interventi.

Ma che, in generale, ha mantenuto l’obiettivo di ridurre i consumi energetici (e, conseguentemente, le emissioni) delle abitazioni europee, senza limitarsi alle nuove costruzioni ma puntando sulle meno efficienti.

I prossimi passi

Dopo la pubblicazione del testo e la sua entrata in vigore, i Paesi membri avranno due anni per recepirlo.

Come per ogni Direttiva è previsto un margine di discrezionalità, anche se ormai la UE tende a definire gli obiettivi generali in modo piuttosto stringente.

Per ogni Paese, infatti, si impone la definizione di un piano per ridurre il consumo di energia degli edifici del 16% entro il 2030 e del 22% entro il 2035: tappe di avvicinamento al net zero del residenziale, fissato per il 2050.

La scelta degli edifici su cui puntare è solo parzialmente a discrezione dei Paesi membri: almeno il 55% della riduzione dei consumi, infatti, deve passare dal miglioramento dell’efficienza del 43% di edifici che ha le peggiori performance.

In numeri assoluti, parliamo di 5 milioni di abitazioni in Italia.

Gli impianti

La EPBD si occupa anche di nuovi edifici e di impianti. Entro il 2040 non si potranno più usare i combustibili fossili per il riscaldamento: la data è, in realtà, indicativa perché l’obiettivo non prevede sanzioni.

Dal 2025, però, scatta il bando alle caldaie alimentate solo da combustibili fossili: intorno a quel “solo” si gioca una partita enorme, perché il settore si è già orientato verso modelli hydrogen-ready, che potrebbero cioè funzionare anche con una alimentazione prevalente a gas verdi, come idrogeno o biometano.

E il rispetto di questi criteri, che saranno meglio definiti nelle prossime settimane dalle linee guida della Commissione, sarà determinante per beneficiare dei bonus fiscali “green” nei prossimi anni.

Chi è escluso dalla Direttiva Case Green

Le norme non si applicano a una serie di casi di buon senso.

Gli edifici nei centri storici, ad esempio: sarebbe impensabile mettere mano a immobili costruiti secoli fa.

Idem per gli edifici religiosi, quelli a scopo di difesa e quelli provvisori.

Soprattutto, sono escluse le seconde case se vengono usate meno di quattro mesi all’anno.

Non ci sono fondi speciali

Altra cosa già assolutamente chiara: non ci saranno fondi straordinari provenienti dall’Europa per incentivare gli investimenti che le famiglie dovranno sostenere per rinnovare gli edifici.

Trovare le risorse è compito dei Paesi membri, che dovranno fare ricorso ai fondi nazionali e a quelli europei già stanziati per la transizione green.

Ed è facile pensare che saranno individuati meccanismi di collaborazione ad hoc con il settore bancario per il finanziamento dei lavori di ristrutturazione.

L’impatto sull’economia

Sul possibile impatto della EPBD esistono diversi studi.

Un report di Banca d’Italia, che considerava però una precedente bozza della Direttiva, stimava 375mila posti di lavoro creati nei primi 24 mesi, soprattutto nel settore delle costruzioni.

Che, per altro, in Italia sta soffrendo per lo stop alla cessione dei crediti fiscali. Ma una spinta positiva all’occupazione potrebbe venire anche dalla creazione di nuove figure professionali, esperte in performance energetica e “smart building”, cioè in tecnologie digitali applicate alla gestione degli edifici.

Mutui green in pole position

Altri dati interessanti vengono da MutuiOnline, che si aspetta un boom del mercato dei mutui green, le cui richieste sono già aumentate di 3 volte tra il 2021 e il 2022.

Un eventuale ribasso dei tassi si sommerebbe allo “sconto” sugli interessi che le banche già normalmente offrono per questo prodotto, amplificando l’effetto volano.

Resta, comunque, il problema di trovare forme di agevolazione dell’accesso al credito per le fasce di popolazione più fragili, per impedire che la proprietà di una casa di famiglia, magari in aree rurali e con un modesto valore di mercato, si trasformi in un problema.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di aprile 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop