LEGGE 185/1990

DDL armi, Banca Etica dice no alla “legge bavaglio” sul commercio di armi

DDL armi, Banca Etica dice no alla “legge bavaglio” sul commercio di armi

Risuona l’appello di Banca Etica per chiedere che le modifiche alla legge 185/1990 non cancellino la trasparenza sul ruolo delle banche nel finanziare le industrie belliche.

Il 6 febbraio 2025, dopo mesi di silenzio, le Commissioni Esteri e Difesa della Camera riprendono la discussione sul DDL che mira a modificare la legge 185/1990 sull'export di armi italiane.

Niente trasparenza nell’export di armi

Una proposta che, tra le altre cose, intende cancellare ogni forma di trasparenza sulle banche che finanziano e traggono profitto dall’export di armi.

Questo disegno di legge, di iniziativa governativa, ha già ottenuto l'approvazione del Senato e, se dovesse passare anche alla Camera, rappresenterebbe un clamoroso passo indietro.

Una azione contro l’impegno alla sostenibilità delle banche

Un provvedimento in aperta contraddizione con l'impianto normativo che l'Europa sta costruendo da anni per garantire maggiore trasparenza nel settore finanziario.

Le banche, attraverso i loro finanziamenti, determinano il tipo di economia e di società in cui viviamo: proprio per questo, il loro operato non può essere sottratto al dovere di trasparenza.

Inoltre, questa modifica legislativa appare in netto contrasto con il Trattato ONU del 2013 sul commercio di armi, sottoscritto dall'Italia.

Banca Etica in Senato: ancora nessuna risposta

Durante l'iter in Senato, Banca Etica, insieme a una vasta rete di organizzazioni della società civile, ha chiesto più volte al governo di spiegare le ragioni di questa scelta, che si traduce in un’inaccettabile operazione di opacità.

Perché sia chiaro: la legge 185/1990 non vieta l’export di armi italiane, ma impone che queste operazioni non coinvolgano Paesi in conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e che avvengano nel rispetto della trasparenza.

Un principio essenziale, considerando gli enormi impatti umanitari, strategici e geopolitici dell’industria bellica, settore segnato da corruzione e illegalità.

Finora, nessuna risposta plausibile è stata fornita.

«La proposta di modifica della Legge 185/90 mette in discussione un importante risultato della società civile italiana: l’obbligo di trasparenza da parte delle banche rispetto al finanziamento alla produzione ed export di armi. Riteniamo grave questo passo indietro, una rinuncia ad un diritto di informazione ottenuto dopo lunghi e importanti confronti e contrattazioni. Chiediamo al Parlamento di aprire un dibattito onesto e aperto. Ricordiamo che il mercato delle armi è uno dei più corrotti al mondo e strumenti di controllo sono necessari per continuare a costruire una finanza che costruisce e sostiene la pace», è la dichiarazione sottoscritta da molte delle organizzazioni della società civile che compongono il tavolo dei soci di riferimento di Banca Etica, tra cui: Arci, Agesci, Altromercato, Emmaus, Gruppo Abele, Libera, Manitese, Movi, Oxfam.

«Ci auguriamo che la discussione alla Camera dia spazio a un confronto serio e approfondito. È fondamentale che il maggior numero di forze politiche si attivi per migliorare questa norma ed evitare di legittimare pratiche opache. Voglio essere chiara: la finanza etica rifiuta ogni finanziamento e investimento nel settore delle armi. Ma non ci aspettiamo che tutte le banche adottino questa politica, né chiediamo che sia imposta per legge. Quello che chiediamo oggi è semplicemente di non cancellare il principio di trasparenza e il diritto del Parlamento a un’informazione corretta. La legge 185/1990, pur indebolita nel tempo, garantisce ancora questo presidio fondamentale: smantellarlo sarebbe un grave errore», ha detto la presidente di Banca Etica, Anna Fasano.