Cryptoasset: le tutele per il consumatore, spiegate da Esma

Esma Cryptoasset tutele per il consumatore
Salvatore Gnoni, Head of Unit, Investor Protection and Intermediaries Unit di ESMA

Il 2025 è l’anno della maturità dei cryptoasset? È previsto infatti entro la fine dell’anno il percorso di implementazione del regolamento MiCA, entrato in vigore a dicembre 2024.

C’è tempo, ad esempio, proprio fino allo scadere del 2025 per l’iscrizione nel registro dei Crypto Asset Service Provider che, come vedremo a breve, è una colonna portante della nuova normativa.

Il regolamento MiCA è fondamentale perché fissa una prima, importantissima serie di regole per i cryptoasset, permettendo anche ai player della finanza “tradizionale” di guardare a questo ambito.

E il 6 ottobre 2025 è arrivato l’aggiornamento di un warning di EBA, ESMA ed EIOPA, cioè la Vigilanza Europea, per avvertire i consumatori europei di che cosa cambia con le nuove regole – e spiegare a cosa devono fare attenzione.

Abbiamo intervistato Salvatore Gnoni, Head of Unit, Investor Protection and Intermediaries Unit di ESMA, per farci raccontare qualcosa di più in un episodio del nostro podcast “#define banking”, di cui questo articolo è un adattamento testuale.

AG. Salvatore, che cosa è un “warning” e che cosa significa questo aggiornamento sui cryptoasset da parte della Vigilanza Europea?

SG. Un warning, abitualmente tradotto in italiano come “avvertimento”, è un documento che le Autorità di Vigilanza europee utilizzano per richiamare l’attenzione dei consumatori finanziari su alcuni rischi o fornire più informazioni su attività nuove o che presentano delle novità in termini di rischi o operatori.

Nello specifico dei cryptoasset abbiamo aggiornato un warning di qualche anno fa proprio per l’entrata in vigore di una normativa, il regolamento MiCA, che introduce regole in un’attività sempre più importante e utilizzata dal consumatore europeo.

AG. Che cosa cambia, quindi, con il regolamento MiCA?

SG. Parliamo di uno dei primi, e certamente dei più completi, quadro normativo a livello globale sulle cryptoattività, nate in anni recenti ma che si sono immediatamente imposte all’attenzione del mercato.

MiCA introduce un quadro di regole per mitigare i rischi e aiutare l’investitore a rapportarsi con questa nuova tipologia di attività.

AG. Avete pubblicato due documenti, molto sintetici. Il Warning sui Cryptoassets e una infografica più divulgativa, “Cryptoassets explained” che forniscono una serie di definizioni e raccomandazioni. Quali cryptoasset sono oggetto della normativa?

SG. L’avviso è più colloquiale e discorsivo per evidenziare i rischi e raccomandare comportamenti agli investitori, mentre l’infografica è leggermente più tecnica e serve a identificare i tre macrogruppi di attività disciplinati dal MiCAR.

Vale a dire il token di moneta elettronica (EMT), il token collegato ad asset (ART) e le criptoattività che non rientrano in queste due categorie.

EMT e ART fanno parte delle Stablecoin, cioè coin “stabili”. La stabilità è dovuta al fatto che questi token investono in attività di riferimento: gli EMT investono in una, e una sola, valuta fiat; gli ART in asset come, ad esempio, le materie prime o altro.

Tutto ciò che non rientra in EMT o ART, come ad esempio Bitcoin, ricade nella categoria “criptoattività diverse”, insieme a una miriade di altre attività che sono nate nel corso degli anni. Si tratta di una semplice “registrazione digitale di un valore”, senza alcun asset sottostante. Qui troviamo anche i meme coin, ad esempio.

Restano invece fuori dal quadro normativo gli NFT, i Non Fungible toke, cioè token che rappresentano un asset o una quota di un asset, come ad esempio un’opera d’arte o una proprietà immobiliare. MiCAR non se ne occupa.

AG. Molti investitori, me compreso, si sono avvicinati ai cryptoasset utilizzando servizi online come gli exchange. Nei primi anni si percepiva un certo rischio nell’acquistare su portali online, spesso con sede all’estero, di fatto senza particolari garanzie. E, in alcuni casi, per acquistare token al centro dell’hype ma di cui sapevamo poco. Con il MiCAR finisce la fase del “Far West” sia per cosa acquisto sia per dove investo?

SG. Questo è uno degli obiettivi fondamentali del MiCAR, anche se vale sempre la regola che l’investitore deve essere consapevole dei rischi e attento agli operatori con cui si rapporta.

Il Far West finisce perché sono fissate regole specifiche, ad esempio sulla composizione del portafoglio di EMT e ART, così come sui soggetti che li possono emettere. E, ancora, sul white paper, cioè il foglio informativo che ne accompagna la vendita, spiegando le caratteristiche della criptoattività.

Per quanto riguarda i soggetti che le negoziano, viene introdotta una nuova categoria di soggetti: i CASP, Crypto Asset Service Provider, quindi fornitore di servizi in criptoattività. L’equivalente di una banca o di una SIM nel mondo finanziario tradizionale.

I CASP devono essere autorizzati dalla Vigilanza nazionale per intermediare la vendita o l’acquisto delle criptoattività. E questa attività può essere svolta anche da banche e intermediari tradizionali, sulla base delle stesse regole applicate ai CASP.

AG. Come fa un consumatore a capire se un soggetto è autorizzato?

SG. L’elenco dei CASP autorizzati e dei white paper sono riportati e pubblicizzati in un registro tenuto da ESMA, reperibile sul nostro sito al capitolo MiCA Market and Cryptoassets Regulation.

Parliamo di soggetti autorizzati nell’Unione Europea, come molti operatori che in questi anni sono diventati conosciuti. E che sono autorizzati in una delle giurisdizioni europee, perché anche nel caso del MiCAR abbiamo il cosiddetto “passaporto”: un CASP autorizzato in Italia può operare in ogni Paese della UE, e viceversa.

AG. Che tutele ci sono per l’investitore che opera mediante un soggetto autorizzato? Come ci protegge il regolamento MiCA?

SG. In primo luogo, l’autorizzazione è l’esito di un processo di verifica di requisiti di onorabilità e professionalità, ma anche di requisiti organizzativi, come per esempio la gestione dei conflitti di interesse. Sono aspetti di governance che, in passato, hanno creato notevoli problemi nei casi che hanno conquistato l’attenzione dei media.

In secondo luogo abbiamo delle regole di condotta, di trasparenza e di correttezza che vanno rispettate da questi soggetti. Per esempio, nella gestione dei reclami.
Tutte queste protezioni non ci sono se ci si rapporta con un soggetto non autorizzato. Che, a questo punto, sarebbe abusivo in Unione Europea.

Voglio comunque evidenziare, nello spirito del warning agli investitori, che MiCAR non offre la stessa tutela dei prodotti di investimento tradizionali. Nel caso di questi ultimi abbiamo un fondo di tutela dell’investitore. Se ci si rapporta con un soggetto autorizzato che diventa insolvente, e quindi si è vittima di una frode, il fondo europeo offre delle tutele. Per i cryptoasset, questo strumento non c’è.

C'è un altro aspetto mancante ed è la valutazione di appropriatezza. Coi prodotti finanziari tradizionali, l’intermediario deve verificare che l’investitore è in grado di comprendere il prodotto che sta acquistando. Un test di questo genere non è previsto per i cryptoasset.

Quindi ci sono delle tutele, sì, ma non sono esattamente le stesse dei prodotti di investimento tradizionali.

AG. Altro tema importante è la comunicazione. In passato si è parlato molto di celebrità e influencer che hanno promosso questo o quel token, a volte anche in modo inconsapevole. Come seguite questo tema? E il MiCAR se ne occupa?

SG. Abbiamo già accennato che tutte le cryptoattività devono essere accompagnate da un white paper informativo. In secondo luogo, il CASP è sottoposto a obbligo di informativa chiara, corretta e non fuorviante.

Il tema a cui ti riferisci va oltre il MiCAR. I finfluencer sono soggetti tipicamente non autorizzati ma che hanno una responsabilità, perché raggiungono una grande numero dei soggetti. Il tema dei social media e degli influencer vede una crescente attenzione da parte delle autorità di vigilanza nazionali ed europee.

Posso anticipare che ESMA sta lavorando, e dovrebbe presto finalizzare, a uno statement indirizzato ai Finfluencer per richiamare la loro attenzione sul fatto che quando si pubblicizza un prodotto finanziario si entra in un'area altamente regolamentata. C’è il rischio di cadere nella consulenza, che richiede un’autorizzazione, o nelle raccomandazioni di tipo generale, presidiate per evitare abusi di mercato.

È di domino pubblico che in altre giurisdizioni, come nel Regno Unito, recentemente alcuni finfluencer sono stati perseguiti, anche a livello penale, per avere violato la normativa di riferimento.

AG. Infine, una domanda che esula dalla normativa. Molti cryptoasset, Bitcoin in testa, nascono con un’anima antisistema, ponendosi come alternativa all’assetto bancario e finanziario tradizionale. Come si confronta un’autorità di Vigilanza con quest’anima “anarchica”?

SG. Come spesso accade, quando un fenomeno diventa di massa, in qualche modo si istituzionalizza. Ed è quello che sta accadendo ai cryptoasset la cui grande diffusione e l’uso anche per finalità illegittime, perché non dimentichiamo i problemi di antiriciclaggio connessi con queste attività, hanno imposto una regolamentazione.

Lo spirito anarchico di molte di queste attività persiste ancora almeno in parte, nel sottostante, ma la loro diffusione ha richiesto una forma di istituzionalizzazione e regolamentazione.

AG. Quindi è effettivamente l’anno in cui i cryptoasset “diventano grandi”?

SG. In una qualche misura, sì.

 

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