REPORT POLIMI

Il crowdfunding italiano tra i ritardi nella nomina dell’Autorità e i primi segni meno

crowdfunding in italia nel 2022

L’estensione del regime transitorio per il crowdfunding non deve diventare un alibi per rinviare un salto di qualità e di competenze nelle procedure di un settore che, a livello europeo, è chiamato a una prova di maturità.

È quanto emerge dal commento ai dati del settimo Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano. Che, amara sorpresa, registra per la prima volta una decrescita dei volumi.

Al di là dei numeri di mercato, su cui torneremo a breve, a dominare il dibattito è la proroga del regime transitorio al novembre 2023. Un sospiro di sollievo per gli operatori italiani, che da mesi sottolineavano il ritardo nella nomina di un’Autorità nazionale. Senza la quale si correva davvero il rischio di uno stop alle operazioni.

Una bozza di legge circola già, e prevede di assegnare la funzione di Autorità nazionale a Consob, con un confronto con Banca d’Italia su alcune questioni. Ma la decisione è già stata inserita in alcuni provvedimenti e poi espunta perché non coerente con il testo legislativo.

L’ultima chance?

Ciò che è certo è che l’estensione al 2023 non permette a nessuno di rilassarsi. Primo, perché non ci saranno altre proroghe.

Secondo, perché i tempi per dotare le piattaforme esistenti dei processi e delle competenze necessarie al rispetto del regolamento europeo sul crowdfunding non saranno brevi, soprattutto nel caso delle realtà più piccole.

Il consolidamento del mercato

E il ritardo rischia di danneggiare in primis le realtà italiane, visto che si verrà a creare un mercato unico del crowdfunding a livello europeo.

La recente autorizzazione di una piattaforma in Spagna, pur con le molte riserve espresse su un via libera basato su RTS ancora allo stato di bozza, fa capire che le realtà di altri Paesi si stanno già muovendo per diventare player internazionali.

È chiaro che per le piattaforme si aprirà un periodo di consolidamento, alla ricerca delle economie di scala necessarie a sostenere gli investimenti per rispettare la nuova normativa.

E quindi, prima si incomincia a definire modi e tempi dell’implementazione delle nuove modalità organizzative, meglio è. Da questo punto di vista, il 10 novembre 2023 è decisamente vicino.

«L'estensione da parte della Commissione Europea del periodo di conformità per le piattaforme dà al nostro Paese l’opportunità di trovarsi pronto in vista della scadenza di novembre 2023: gli operatori italiani non possono più lavorare nell'incertezza e si deve garantire loro tutti gli strumenti necessari per competere con gli altri player europei – ha dichiarato Luca Fabris, Senior Sales Representative ed esperto Lemonway per il mercato italiano. L’entrata in vigore del regolamento potrebbe ampliare gli orizzonti del mercato e le possibilità di business per l'intero settore; quindi, non possiamo permetterci di farci trovare impreparati e perdere questa opportunità».

Le piattaforme silenti

Anche alcune piattaforme sono a oggi scarsamente o per nulla operativi: per loro restare sul mercato appare particolarmente sfidante.

Altri sono di piccole dimensioni, oppure player di nicchia, ed è opinione comune che assisteremo a una fase di M&A tra piattaforme, che porterà sperabilmente alla creazione di realtà italiane più forti e capaci di reggere la concorrenza di quelle estere, in Italia come nel resto dell’Unione.

In ballo c’è anche la possibilità di collaborare in modo più replicabile e scalabile, in primis con la Banca Europea degli Investimenti, proprio per l’esistenza di regole condivisione a livello europeo.

12 mesi di crescita, ultimo semestre in calo

E veniamo, quindi, ai dati dell’Osservatorio (che prende in considerazione solo il crowd legato all’investimento, quindi all’equity o al lending, escludendo la parte di reward o donation, dal giugno 2021 al giugno 2022).

Negli ultimi 12 mesi sono cresciute tutte le tipologie di crowdfunding: equity, lending verso privati e imprese, crowdfunding immobiliare. Complessivamente, la raccolta in un anno è cresciuta del 27% e ha raggiunto i 430 milioni di euro.

Il problema viene limitando i dati al primo semestre 2022. Perché per la prima volta in sette anni, l’Osservatorio del PoliMI registra dei segni negativi. Il capitale complessivamente raccolto, ad esempio, scende del 2,2%.

L’equity crowdfunding non immobiliare va giù del 39%, quello immobiliare è leggermente negativo, il lending non immobiliare scivola del 12%. E, complessivamente, i volumi risultano inferiori rispetto al primo semestre del 2021.

Per parlare di un trend al ribasso è opportuno aspettare i dati del secondo semestre, ma questa inversione è certamente la notizia all’interno del report.

I dati nel dettaglio

La raccolta annuale per l’equity crowdfunding è stata pari a 97,79 milioni di euro, cui vanno aggiunti 44,1 milioni per l’equity crowd immobiliare.

La piattaforma che fino a ora ha finalizzato e raccolto più capitale è ancora Mamacrowd (83,61 milioni di euro effettivi al 30 giugno 2022), seguita da Crowdfundme (71,09 milioni e il maggior numero di campagne pubblicate in assoluto, 192) e Walliance (68,46 milioni).

In media ogni campagna riceve il sostegno di 96,2 investitori (soprattutto maschi, attorno ai 45 anni) e l’importo medio investito è pari a 3.913 euro per le persone fisiche e 35.740 euro per le persone giuridiche, in tendenziale crescita rispetto al passato.

Crescono i minibond collocati sui portali, ora a 37,63 milioni di euro, è 68,7%: si tratta però di un segmento molto giovane, partito nel primo semestre 2020.

Nei minibond sono attive Fundera, Crowdfundme e Opstart.

Nel lending crowdfunding ai privati va segnalata la crescita del 51,7% dei volumi, con 65,49 milioni di euro raccolti da una manciata di piattaforme attive in cui spiccano alcuni player consolidati, in primis Soisy, ma anche alcuni debuttanti come Talents Venture, che finanzia gli studi di giovani talenti e rimborsa il prestito in base al loro reddito futuro.

Spicca comunque il volume di una realtà come Younited, che eroga prestiti ai privati senza raccogliere dai piccoli risparmiatori, ma solo da fondi e investitori professionali.

Il lending verso le imprese raccoglie 102,44 milioni (in calo, come visto) più 83,15 milioni dal lending crowdfunding immobiliare, che cresce del 56,7% nell’ultimo semestre e continua a vedere una crescita dei portali.

October ha raccolto 83,20 milioni, coinvolgendo però anche investitori professionali.

A questi vanno sommati i numeri di Credimi e Opyn, che erogano finanziamenti alle imprese senza passare dalla crowd, ma coinvolgendo fondi e investitori professionali.

Complessivamente (sommando quindi lending ed equity) il crowdfunding immobiliare conta 27 piattaforme e 127,25 milioni di euro di raccolta in un anno, +38,1%.

Rendimento Etico è la prima piattaforma per raccolta, con 24,3 milioni.

I dubbi sul fronte dell’equity

Tra le emittenti, il mercato è dominato dalle startup innovative, 56%, cui si somma un 16% di PMI innovative. Si conferma la forte concentrazione in Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.

Ma il vero banco di prova per l’equity crowdunding è il ritorno dell’investimento. Solo alcune aziende riescono a crescere in fatturato e marginalità, poche diventano profittevoli nell’immediato e ancora meno superano i target previsti nel business plan iniziale.

E anche le bacheche elettroniche per la compravendita di quote sottoscritte sul mercato secondario vedono molti annunci ma poche finalizzazioni.

Infine, gli ultimi 12 mesi hanno portato ad alcune exit (tramite rimborsi di capitale, quotazioni in Borsa o acquisizioni), ma anche svalutazioni, fallimenti e nuovi round di finanziamento.