Oltre 5.000 segnalazioni di operazioni sospette (SOS) in ambito virtual asset nei primi 11 mesi del 2022. Lo segnala la UIF, Unità di Informazione Finanziaria, nel suo bollettino del 12 dicembre.
La crescita delle segnalazioni, quasi decuplicate dal 2019 a oggi, rappresenta bene l’attenzione degli intermediari finanziari su cryptovalute e dintorni, soprattutto nel loro possibile uso ai fini di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.
E proprio dagli intermediari bancari e finanziari arriva il “grosso” delle segnalazioni: d’altronde sono proprio i player tradizionali a percepire la maggiore difficoltà di tracciare i flussi di questi strumenti.
La nota della UIF specifica che la collaborazione attiva degli operatori in valute virtuali (Virtual Asset Service Provider, da ora VASP) è sostanzialmente polarizzata sui principali soggetti italiani.
C’è comunque una forte aspettativa sul censimento dei VASP attivi in Italia, che sta ampliando la platea dei registrati in RADAR.
Le segnalazioni di operazioni in criptovalute
La prima voce tra i motivi che portano a sospettare di un’operazione riguarda l’origine dei fondi usati per l’acquisto delle criptovalute, potenzialmente correlati a illeciti fiscali, frodi informatiche o ransomware.
La UIF segnala anche ipotesi di truffe nel trading online; di investimenti eseguiti da vittime di raggiri presso piattaforme estere dopo contatti telefonici insistenti o per intermediazione di sedicenti consulenti finanziari.
Ricorrenti anche le segnalazioni di realtà che svolgono l’attività di exchange senza strutture organizzative a tutela dei clienti e nel mancato rispetto della normativa antiriciclaggio.
Il ruolo dei VASP
Un punto di svolta rispetto al passato è sicuramente rappresentato dal coinvolgimento degli operatori in valute virtuali, che dispongono di informazioni nuove per l’analisi finanziaria, come i sistemi di analisi forense della blockchain che sfruttano la tracciabilità delle transazioni in valute virtuali.
Da alcuni VASP è arrivata la segnalazione di flussi finanziari che erano parte di uno schema per frodare il fisco, cedendo finti crediti fiscali derivanti da bonus edilizi. I proventi venivano prelevati in contanti o utilizzati per acquistare lingotti d’oro oppure, appunto, criptovalute.
Altre forme emergenti di transazioni sospette sono:
- forme alternative di investimento direttamente perfezionate in criptovalute e in alcuni casi riconducibili a possibili schemi fraudolenti;
- strumenti della Decentralized Finance (DeFI), che pongono nuove sfide in termini di applicazione dei presidi AML/CFT, in particolare sotto il profilo dell’individuazione dei soggetti che concorrono all’erogazione di tali applicazioni.
Ma c'è molto da migliorare
Restano comunque margini di miglioramento per le segnalazioni relative al comparto criptovalute, secondo la UIF. Alcune SOS non risultano tempestive nel rilevare i sospetti e non sono complete di tutte le informazioni necessarie ad approfondire l’operazione.
Dal punto di vista finanziario e investigativo, le SOS dei VASP appaiono cautelative. E sono indotte, a volte, dalla semplice rilevazione di notizie pregiudizievoli su fonti aperte, oppure sono il frutto della ricezione di una richiesta di informazioni da parte dell’Autorità giudiziaria o degli organi investigativi.
Ci sono anche casi in cui il sospetto non è circostanziato nei profili soggettivi e oggettivi dell’operatività, la cui descrizione è emessa insieme alle valutazioni compiute.
Intanto, prosegue anche il confronto internazionale su Decentralized Finance, Non-Fungibl Token, transazioni peer-to-peer e unhosted wallet, anche alla luce dei lavori che condurranno alla Direttiva AML7.