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DEFINE BANKING NEXT

CRIF: «Fattori ESG e Green Loans per PNRR e transizione delle imprese»

CRIF: «Fattori ESG e Green Loans per PNRR e transizione delle imprese»

In questo appuntamento con define banking next, la serie di podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca sviluppa insieme a CRIF, parliamo di sostenibilità ed ESG.

Nel new normal stiamo tornando a una normalità che non è realmente tale, perché l’esperienza della pandemia ha cambiato il nostro modo di vedere le cose: la fragilità dei paradigmi economici precedenti è resa ancora più evidente dalla crisi climatica e dalle catastrofi naturali degli ultimi anni.

Come impatta tutto questo su imprese, famiglie e credito? Ne abbiamo parlato con Fabrizio Arboresi, Senior Director di CRIF.

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Alberto Grisoni. C’è molta attenzione a una ripresa economica orientata alla sostenibilità, in primis ambientale, e per il ruolo che il credito deve avere per guidare la nostra economia in questa direzione. CRIF quali trend sta osservando sul mercato?

Fabrizio Arboresi. Per quanto riguarda le famiglie italiane, secondo gli ultimi aggiornamenti del Barometro CRIF le richieste di prestiti nei primi 9 mesi dell’anno crescono del +20,6% sul 2020. Il gap rispetto ai volumi pre-Covid è ormai minimo.

Nel terzo trimestre le richieste di mutui e surroghe da parte delle famiglie registrano un calo tecnico del -22,6% rispetto al corrispondente periodo del 2020 ma i volumi superano quelli pre-Covid del 15% e cresce anche l’importo medio richiesto (139.426 euro a settembre), tra i più elevati di sempre.

Segnali di positivi anche dalle imprese: sebbene i conti economici di molte imprese non abbiano ancora segnato un saldo positivo, dopo il forte shock pandemico, gli scambi commerciali si segnalano positivi, +34% anno su anno a marzo, così come torna ad aumentare la puntualità delle fatture (-1,8 p.p.).

Ed in questo quadro di ripresa inizia a farsi strada con decisione il nuovo paradigma ESG, nello stile di vita e nella produzione sia per famiglie che imprese. Qualche dato: per 1 italiano su 4 è prioritario promuovere azioni per combattere il cambiamento climatico.

Anche le imprese sono molto attente a queste nuove tematiche: secondo una ricerca Nomisma di giugno 2021 sulle nuove esigenze delle PMI, 6 imprese su 10 ritengono che la sostenibilità abbia un ruolo centrale nel proprio piano di sviluppo.

Con questi presupposti le banche hanno l’opportunità di costruire un nuovo dialogo per costruire un futuro sostenibile e green. Un dialogo che non si fermi a messaggi di facciata.

AG. Da un punto di vista concreto, che possono fare le banche per accelerare la transizione ecologica, considerando anche l’interesse del sistema paese per il PNRR. Come si può cogliere questa opportunità integrando i fattori ESG?

FA. Per garantire la transizione economica verso un modello carbon neutral servono prodotti green. Se, in passato, i player finanziari hanno concentrato la loro attenzione soprattutto lato investimenti, sui cosiddetti green bond, ora devono avviare un nuovo percorso. 

Le banche chiedono supporto nella definizione di una strategia di sostenibilità, nello sviluppo di prodotti e servizi legati a obiettivi di sostenibilità, nella gestione dei rischi finanziari che derivano dal cambiamento climatico e dall’inquinamento. Oltre che nel misurare gli impatti ambientali delle azioni di famiglie e imprese, al fine di premiare le iniziative sostenibili che accelerano la transizione green.

Come CRIF percepiamo la grande responsabilità di questi obiettivi e lavoriamo di continuo su questi temi. Sui 222 miliardi di euro del PNRR, ben 68,6 sono destinati alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. Gli obiettivi sono migliorare sostenibilità e resilienza del sistema economico nazionale e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Per l’economia italiana è una grande opportunità.

Dobbiamo anche considerare la spinta regolamentare verso la tutela dei fattori ESG, che rende fondamentale il trattamento delle informazioni granulari Environmental, Social e Governance. L’inclusione di questi fattori nei modelli di business è una realtà sostanziale, come dimostra la regolamentazione della Tassonomia Europea.

AG. Ci stiamo giustamente focalizzando sulle banche, ma la rivoluzione green tocca tutte le imprese: le banche hanno il compito di finanziarla.

FA. Tutti gli attori coinvolti nella filiera economica ne saranno toccati, anche se sicuramente si sta delineando un quadro non omogeneo nella sua applicazione. Noi pensiamo sia necessario tradurre questi fattori ESG in concrete soluzioni a supporto dei player finanziari grazie a un ricco patrimonio informativo e di analytics.

CRIF crede fortemente che la rivoluzione green si debba basare su una cultura della sostenibilità e sulla consapevolezza dell’importanza dei fattori ESG. Il tutto supportato da servizi data driven.

Per cogliere tutte le opportunità del Green Deal europeo, abbiamo sviluppato un patrimonio informativo di alta qualità, organizzato e aggiornato con indicatori basati su metodologie robuste e in linea con la tassonomia europea. Questi dati non sono un mondo a parte, ma sono integrati con le informazioni tradizionali, per una crescita sostenibile delle aziende e dei player finanziari in cui vengono incluse anche le dimensioni di rischio ESG.

Ad esempio, CRIF offre lo score ESG, che sintetizza il livello di adeguatezza di un’impresa in termini di fattori ESG.

AG. A proposito di consumatori. Molte neobanche hanno una funzionalità che permette ai clienti di conoscere l’impronta carbonica dei loro consumi e dei loro risparmi. Possiamo immaginare un futuro in cui ognuno di noi potrebbe richiedere un green rating personale?

FA. L’importanza dei fattori ESG non è limitata alle sole imprese e banche, ma anche per le persone. Il Carbon Footprint Score, partendo da dati transazionali relativi al conto corrente e alle carte, stima un punteggio sulle emissioni di CO2 dei nostri consumi. Più che un rating personale, in realtà, questi sistemi evoluti suggeriscono alle persone comportamenti e prodotti sostenibili, premiando e incentivando chi si comporta in modo più sostenibile, ma anche rivelando quali prodotti inquinano di più. Potrebbero così anche guidare le preferenze di consumo verso le imprese più responsabili.

AG. E torniamo alle imprese e alla loro transizione green. Come si può valutare la sostenibilità di una controparte impresa per finanziarne la trasformazione?

FA. Lo studio di CRIF sulle Imprese Controvento ha osservato che il 47% delle società appartiene a settori eleggibili rispetto alla Tassonomia UE, mentre il 60% delle società ha un’adeguatezza ESG medio-bassa, ma ha ampi spazi di investimento in termini di sostenibilità.

Per ampliare questi investimenti sostenibili bisognerà integrare i fattori ESG nella valutazione del rischio.

Le imprese sono pronte: il 43% vorrebbe ricevere una certificazione sulla valutazione di sostenibilità ambientale e l’80% vede la valutazione ESG della controparte come un aspetto fondamentale per l’analisi corretta del merito di credito.

Come abbiamo anticipato prima, sono le banche a fare più fatica ad aggiornarsi, ma i fattori ESG potrebbero davvero fare la differenza sul loro operato. I Green Loans possono favorire la transizione sostenibile di più dell’80% delle società di capitali italiane e il rating ESG consente di affinare la distribuzione di rating fino all’80% dei casi.

AG. In conclusione, quale approccio sta portando avanti CRIF per affrontare le sfide della transizione verde?


FA. CRIF ha sempre avuto una forte attenzione al tema della sostenibilità, perché crede che sia un fattore chiave per la creazione di valore futuro, per questo ci impegniamo a supportare attivamente i clienti in questa rivoluzione.

La nostra attività e impegno partono da lontano. Dal 2008 abbiamo iniziato a costruire partnership con istituzioni europee e realtà nazionali attive nella creazione di economie sostenibili, collaborando con le istituzioni comunitarie (Commissione di EeMAP ed EeDaPP), alla definizione di Sustainable Loan Retail e Green Mortgage.

Ancora come CRIF abbiamo contribuito all’iniziativa promossa dall’Unione Europea per misurare la correlazione tra assorbimento energetico degli immobili e rischio di credito.

Recentemente l’attenzione si è focalizzata sui fattori ESG, integrandoli nella metodologia di rating; abbiamo poi assunto il ruolo di PMO all’interno della commissione AIFIRM per l’elaborazione del position paper sull’integrazione dei fattori ESG nella valutazione del rischio di credito.

In sintesi, le leve su cui stiamo intensamente lavorando sono tre:

  1. lo Score ESG, il primo strumento in grado di sintetizzare il livello di adeguatezza di una PMI ai fattori ESG;
  2. Il secondo elemento chiave sono i questionari qualitativi che integrano la valutazione statistica automatica, per questo mettiamo a disposizione una piattaforma di questionari sviluppata a livello globale. In tal senso, va menzionata anche la partecipazione di CRIF all’iniziativa Transpareens, promossa dalla Commissione europea e guidata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, per raccogliere informazioni sull’efficienza energetica delle PMI;
  3. Terzo aspetto, lavoriamo su analytics avanzati, con l’obiettivo di fornire indicatori basati su metodologie che integrino i fattori ESG.