PODCAST DEFINE BANKING NEXT

CRIF. Credito e NPE: lo scenario oltre i numeri

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Nel settimo episodio di define banking next, il podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca realizza insieme a CRIF, torniamo a parlare di come il mercato finanziario si sta preparando all’impatto della pandemia sui crediti deteriorati.

Abbiamo chiesto a Luca D’Amico, Senior Director di CRIF e Direttore Generale di CRIF Ratings, di aiutarci a leggere i dati e i numeri che provengono dal mercato.

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Alberto Grisoni. Il settore finanziario e della gestione del credito guarda con attenzione ai dati sulle moratorie e all’impatto che la pandemia avrà, in termini di crediti deteriorati, con la fine delle misure straordinarie. Come CRIF avete partecipato a diversi eventi sul tema: in base ai vostri dati e alle vostre statistiche, qual è la situazione?

Luca D’Amico. Gli interventi straordinari varati dalle istituzioni per minimizzare le conseguenze dell’emergenza sanitaria hanno avuto un rilevante impatto sul mercato degli NPE, che trova riscontro nella contrazione dei tassi dei default registrati nel 2020. Nel 2021 l’effetto delle moratorie sul contenimento del rischio di credito ha però iniziato ad attenuarsi progressivamente.

Dall’analisi sulle scadenze delle moratorie in essere, vediamo che a giugno 2021, senza considerare gli effetti del decreto sostegni bis e quindi le relative potenziali proroghe, resta solo circa il 28% del totale dei provvedimenti attivati (Banche e Credito al consumo). Prevediamo quindi che a ottobre 2021 le moratorie ancora attive saranno meno del 10% rispetto al perimetro totale dell’iniziativa.

AG. Questo trend decrescente lo abbiamo osservato durante tutto il 2020 anche per il rischio di credito e sappiamo che è frutto, anche in questo caso, delle misure straordinarie. Andiamo oltre questi numeri: che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

LDA. Relativamente al rischio di credito, effettivamente per tutto il 2020 è proseguita una contrazione, grazie agli interventi di sostegno, promossi dalle associazioni di categoria e da interventi legislativi, come le moratorie, la finanza agevolata e il blocco dei licenziamenti.

Il percorso di contenimento della rischiosità è proseguito anche nel primo quadrimestre del 2021 che, ad esempio, ha visto il tasso di default per il credito al dettaglio, quindi mutui più credito al consumo, attestarsi all’1,2%. Per i prossimi mesi, anche con il progressivo consolidamento della ripresa economica, ci si attende un peggioramento, nel momento in cui le misure di sostegno verranno meno, per raggiungere un picco nel 2022.

AG. In questa situazione di forte cambiamento è importante considerare anche le dinamiche dello stock degli NPE. Cosa mostrano le statistiche di CRIF a riguardo?

LDA. Per analizzare le dinamiche dello Stock NPE e rappresentare al meglio l’evoluzione del mercato, abbiamo realizzato un’analisi, in partnership con Credit Village, focalizzata sull’andamento delle cessioni dei crediti. Abbiamo riscontrato una crescita della quota di cessioni UtP rispetto a quelle NPL, che passa dal 9% al 20% del totale transato, mentre quella NPL tra il 2018 e il 2020 si è contrata del 60%.

Nel primo trimestre 2021 le transazioni UtP crescono in modo significativo, anche per l’ingresso strutturale nel mercato di Fondi Chiusi dedicati.

Cresce anche la quota di secured rispetto agli unsecured, che nel 2020 ha rappresentato il 55% dei volumi. Lo strumento delle GACS ha contribuito a supportare la dismissione dei crediti garantiti da immobili. Oggi il mercato secured, partito in ritardo rispetto ai chirografari, si attesta come il segmento di riferimento per volumi di transato e investimenti connessi.

Nel 2020 si è mantenuta rilevante la quota di cessioni GACS verso le cessioni “no GACS” attestandosi al 37% del totale transato. Lo strumento ha avuto un’applicazione estensiva sui portafogli NPL e, siamo convinti, proseguirà nel suo contributo anche per il biennio 2021-2022 grazie all’ultima proroga concessa dalla Commissione Ue. Rimangono esclusi dal perimetro GACS i crediti UTP.

AG. Volevo un commento su un tema di cui si parla da poco tempo ma che in realtà è di importanza vitale per il settore. Cioè quel segmento di portafoglio che non è né UtP né NPL, anzi è ancora performing, ma si trova alla base degli stage di deterioramento più gravi.

LDA. Nel complesso, le performance di recupero dei contratti rateali in ambito Performing & Past Due, chiaramente collegate al contenimento del rischio di credito, sono state migliori nel 2020 rispetto al 2019. C’è stato un incremento del “back to bonis rate”, cioè il tasso di rientro in bonis dei contratti con morosità, sostenuto dall’effetto delle moratorie. Le performance relative al tasso di regolarizzazione dei contratti rateali sono migliorate del +18%.

Per quanto riguarda invece i crediti che, per eleggibilità o per scelta, non sono stati oggetto di moratorie le performance di recupero peggiorano: si riduce del 7% il tasso di stabilizzazione o di miglioramento delle posizioni in insolvenza.

I buoni risultati sono da attribuirsi principalmente al significativo numero di moratorie attivate nel corso del 2020 e a performance di recupero dei crediti insoluti che sembrano non aver risentito eccessivamente della crisi pandemica.

AG. E aspettiamo quindi di capire, nei prossimi mesi, quali saranno i temi al centro dell’attenzione nel 2022. Nell’ambito dei crediti unsecured c’è anche la questione del pignoramento presso terzi. A questo proposito avete creato un’analisi sul nuovo osservatorio NPE di CRIBIS Credit Management. Che cosa dicono i dati?

LDA. Nel nuovo Osservatorio NPE oltre alle analisi inerenti alle procedure esecutive immobiliari e concorsuali, sono state aggiunte nuove statistiche relative alle procedure mobiliari con un focus sui pignoramenti presso terzi. Negli ultimi 5 anni si registra un progressivo allungamento delle durate a livello nazionale, passando da una durata media di 6 mesi nel 2015 a 11 mesi nel 2020 (periodo di analisi gennaio 2015 – dicembre 2020).

Abbiamo anche analizzato le cause di estinzione delle procedure mobiliari e immobiliari. Con riferimento a quelle mobiliari, il 79% dei pignoramenti si è estinto a seguito dell’emissione dell’ordinanza di assegnazione, l’11% a seguito di fallimento/improcedibilità/altre cause residuali, mentre la restante parte si è estinta per inattività delle parti (6%) e per rinuncia all’esecuzione (4%).

Con riferimento alle esecuzioni immobiliari, nel 2020 vediamo che sono state chiuse circa 65mila esecuzioni immobiliari a fronte delle 38mila procedure aperte. Nel 2020, rispetto al 2019, sia le procedure aperte sia quelle chiuse diminuiscono del 25%.

AG. Un’ultima domanda su CRIF in qualità di servicer: come vi state preparando per affrontare le sfide di cui abbiamo parlato nel corso dei prossimi mesi?

LDA. Esistono tre elementi chiave nella nostra strategia futura: dati e analytics, specializzazione e digitalizzazione.

Dati e analytics ci aiutano a comprendere i fenomeni e a indirizzare i processi nostri e dei clienti. La nuova frontiera sarà quindi quella delle soluzioni "analytics as a service" utili a fini della segmentazione e automazione nella gestione delle prime fasi di recupero.

La specializzazione è fondamentale nell’attuale scenario, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli UTP che essendo un mercato meno maturo in termini di practice, richiederà un maggior livello di specializzazione e sperimentazione, attraverso processi di Data Driven Credit Management.

La digitalizzazione permette invece di ridurre la complessità del contesto operativo: una filiera articolata, in cui interagiscono molti stakeholder, può essere in parte semplificata grazie agli strumenti digitali.