Ci sarebbe una fitta rete di contatti e trattative nello scenario del credito cooperativo bergamasco, secondo quanto raccontato dal Corriere di Bergamo in un articolo. La BCC Bergamo e Valli (istituto cooperativo locale nato dall'aggregazione tra banche storiche del movimento cooperativo del territorio) sarebbe in contatto con la BCC Milano per l'ipotesi di una fusione che porterebbe a una vera big del credito cooperativo lombardo e nazionale, ma anche l'asse economico e viario già esistente tra le due città.
Peraltro, la stessa BCC Milano è il frutto di aggregazioni avvenute negli ultimi anni tra alcune banche cooperative della provincia orientale dell'hinterland. Un modello che in fondo potrebbe essere ripercorso anche a Bergamo, dove il mondo del credito cooperativo è al momento frammentato in diverse BCC che si confrontano con un territorio in cui la "nativa" UBI è stata acquisita da Intesa Sanpaolo.
Come sottolinea l'articolo del Corriere di Bergamo, l'ipotesi di una "BCC di Bergamo", che aggreghi le BCC di Treviglio, di Caravaggio/Cremasco, di Oglio e Serio, di Mozzanica, la Orobica e Bergamasca e, infine, la BCC Bergamo e Valli piace. E potrebbe essere un'occasione per dare un istituto territoriale forte per dimensioni e identità a una città certamente molto vicina a Milano ma con una vita culturale, industriale e persino calcistica autonoma e vivace.
Un'ulteriore alternativa citata dall'articolo del Corriere è quello della formazione di due gruppi di BCC nella provincia bergamasca: da un lato BCC Treviglio e Caravaggio/cremasco, dall'altra le banche di credito cooperativo "delle valli", Bcc Oglio e Serio, Mozzanica, Orobica e Bergamasca e Bergamo e Valli.
Una o due BCC bergamasche, quindi. Un progetto da cui, secondo le indiscrezioni del Corriere, potrebbe chiamarsi fuori proprio uno degli istituti cooperativi più importanti della provincia, la BCC Bergamo e Valli, per creare una super-bcc con Milano.
I giochi sono tutt'altro che fatti e i contatti proseguiranno nei prossimi mesi, verosimilmente almeno fino alla fine del 2021. Ma si conferma che il percorso di aggregazione delle banche cooperative, pur incoraggiato dalle capogruppo, si rivela spesso tutt'altro che banale. Con la necessità di trovare un nuovo equilibrio tra la territorialità da un lato e ricerca di economie di scala e rafforzamento patrimoniale dall'altro; ma anche di rassicurare rispetto alla paura di perdere "la propria banca" per finire in una realtà incapace anche solo di sentire i bisogni di un territorio. Perché troppo occupata ad ascoltare la voce di altri territori, più grandi e vicini.