Banca AideXa ha chiuso il 2022 con un erogato di 300 milioni di euro in finanziamenti a 6mila clienti, crescendo di tre volte rispetto all’anno precedente.
Dopo avere ottenuto la licenza bancaria ufficiale, circa un anno e mezzo fa, AideXa ha sviluppato la propria offerta di prestiti alle imprese, anche in funzione dell’andamento della pandemia: oggi il 95% dei finanziamenti è supportato dalla garanzia di Mediocredito, con una durata di circa 15 mesi. Nel frattempo, però, lo scenario macroeconomico è nuovamente in trasformazione, sulla spinta del rialzo dei tassi, della crescita dell’inflazione e del caro-energia.
Nuove sfide che minacciano le imprese e richiedono risposte ad hoc: ne abbiamo parlato con Federico Sforza, Co-Founder & Chief Executive Officer di Banca AideXa.
AG. Il 2022 è stato un anno pieno di cambiamenti, dopo un biennio tutt’altro che semplice a causa della pandemia. Come state evolvendo la vostra offerta?
FS. Proseguiremo anche nel 2023 il potenziamento tecnologico del nostro portafoglio prodotti. Lo scorso anno abbiamo lanciato la versione estesa, a 60 mesi di durata, del nostro prestito; in chiusura del 2022 siamo poi tornati a offrire un prodotto garantito fino a 25mila euro, pensato per le imprese di dimensioni molto piccole, un po’ come facevamo pre-pandemia.
Stiamo continuando a sviluppare i nostri modelli e il motore di credito per sfruttare al meglio i dati sulle transazioni dei nostri clienti. Non dimentichiamo, infatti, che per chiedere un prestito ad AideXa è necessario collegare i conti correnti aziendali, sfruttando la PSD2.
AG. La scelta di richiedere necessariamente l’accesso ai conti è quasi un unicum nel panorama italiano. Quando è entrata in vigore la PSD2 c’erano aspettative molto alte sullo sviluppo dell’offerta e sull’accoglienza dei clienti: che cosa non ha funzionato, finora?
FS. Guardiamo a che cosa ha funzionato, prima di tutto. Una realtà come AideXa usa moltissimo i dati: abbiamo investito su un modello proprietario di AI e di open banking perché riteniamo che i dati siano alla base del business futuro. L’Italia, però, è fanalino di coda in Europa per l’utilizzo dell’open banking, anche a causa delle oggettive difficoltà tecniche iniziali.
Oggi nell’80% dei casi l’accesso ai conti funziona, ma dobbiamo salire almeno al 99% e migliorare l’esperienza utente, creando degli standard anche in questo senso. Ci vorrà un po’ di tempo, ma la PSD3 aiuterà molto.
AG. In questi anni lo scenario di mercato è cambiato completamente. Con il rialzo dei tassi è tornata l’attenzione sul tema della raccolta, sia per il mondo bancario sia per quello fintech.
FS. E infatti, oltre a diversificare i prodotti di lending, abbiamo lanciato un nuovo conto corrente per le piccole imprese: XConto.
Si tratta di un passo molto importante perché ci permetterà di differenziare la nostra raccolta: non solo i conti deposito per il segmento retail, ma anche un conto di gestione della liquidità per le imprese. Si tratterà infatti di un conto remunerato, con un interesse dell’1% sulle somme in giacenza.
AG. Nello scenario di oggi è un bel vantaggio, potere fare raccolta…
FS. Sì, il mercato delle cartolarizzazioni è in difficoltà, visto il rialzo dei tassi che rende più appetibili i bond rispetto a soluzioni che presentano un maggiore rischio.
Noi possiamo fare raccolta diretta sul cliente ed è una marcia in più rispetto ad alcune realtà del credito fintech.
AG. Le imprese escono da anni particolarmente difficili: le garanzie pubbliche a supporto del credito sono passate dai 20 miliardi pre-pandemia ai 100 miliardi del 2021, per poi scendere a 60 miliardi nel 2022. Che ruolo giocherà questo strumento nel prossimo futuro?
FS. Continuerà a essere fondamentale. A gennaio 2023 il Governo ha rinnovato il precedente “status quo” delle garanzie, fornendo uno scenario certo per l’intero anno: si tratta di una cosa ottima per il mercato, perché le regole sono chiare e definite.
L’ideale, però, sarebbe che il supporto delle garanzie assumesse caratteristiche strutturali e venisse governato.
Servono, ad esempio, certezze sui livelli di garanzia in base a criteri chiari: il settore di attività dell’impresa, ad esempio, oppure le sue dimensioni. O, ancora, supporti specifici per le startup o per le aziende che operano nel sud Italia. Questa è la direzione da prendere.
AG. C’è il rischio di una stretta creditizia?
FS. Sì, stanno crescendo i rischi di credit crunch, insieme ai tassi sugli impieghi. Abbiamo analizzato tutte le aziende a cui abbiamo rifiutato un finanziamento e abbiamo scoperto che 1 su 4, tra queste, è andata in sofferenza.
Questo ci conferma che il supporto delle garanzie pubbliche è importantissimo per le realtà più fragili, come le microimprese. E bisogna anche ripensare le modalità di valutazione: le aziende più piccole spesso non hanno bilanci affidabili e robusti. Bisogna guardare ai flussi di cassa in tempo reale per capire come stanno realmente.
AG. Il piccolo imprenditore si occupa molto spesso anche della gestione economica e finanziaria della sua impresa. E non ha necessariamente tutte le competenze per svolgere al meglio questa mansione. Si pone un problema di educazione e di inclusione finanziaria dei titolari delle piccole aziende?
FS. C’è un primo aspetto di inclusione e riguarda il credito. Oltre alle garanzie pubbliche, di cui abbiamo appena parlato, ci sono i Confidi, che possono contribuire a impedire che il credit crunch travolga le imprese minori.
E poi c’è bisogno di raccontare all’imprenditore il beneficio dell’innovazione: il cliente medio di AideXa ha 56 anni. Non gli interessa come funziona la PSD2, vuole sapere se può portargli dei vantaggi.
AG. E come glieli spiegate, questi vantaggi?
FS. Quando un cliente ci chiede un prestito, gli chiediamo l’accesso ai conti correnti che detiene presso altre banche. Dobbiamo chiaramente raccontargli la ragione di questo obbligo e perché ne può ottenere dei benefici.
Dire al cliente che analizzando il suo flusso di cassa possiamo stabilire rapidamente quanti soldi possiamo prestargli è un messaggio efficace.
Dobbiamo anche prenderci la responsabilità di motivare una decisione negativa, ad esempio perché l’ammontare richiesto non è sostenibile, ma una cifra inferiore sì.
AG. La maggioranza dei piccoli imprenditori appartiene a una generazione analogica. Come colmate questo potenziale gap di educazione digitale?
FS. I nostri processi sono interamente digitali, ma siamo comunque disponibili con l’assistenza remota per assistere il cliente: l’aspetto relazionale è importante anche per migliorare le competenze.
Anche sul fronte education, il segreto è puntare su use case facili. Il cliente utilizza una tecnologia se gli porta un valore.
Prossimamente potremo usare i dati dei conti correnti per dire al cliente quanto potrebbe ottenere di rendimento spostando la sua liquidità sul nostro conto, ad esempio.
AG. Il mercato delle fintech e delle challenger che si rivolgono al mondo delle PMI e delle microimprese si sta arricchendo di realtà: sia competitor sia potenziali partner che occupano altri anelli della catena del valore. Come valutate lo scenario attuale?
FS. Il mercato si sta facendo interessante, ben venga l’ingresso di nuovi attori. Banca AideXa si distingue da altre fintech perché, come dice il nome stesso, siamo nati come banca.
Siamo partiti dal giorno zero con tutta la macchina operativa e i sistemi informativi pronti a diventare banca.
Rispetto ad altri attori bancari, invece, siamo posizionati su imprese e finanziamenti di taglio più piccolo, che serviamo con un’automazione spinta dei processi di credito e operativi, che ci permettono una certa velocità operativa.
AG. E rispetto alle potenziali partnership, invece?
FS. La nostra capacità di utilizzare i dati e di raccontarne il potenziale al cliente apre la strada a molti use case abilitati dall’intelligenza artificiale.
Penso alla gestione del pricing o della supply chain, ad esempio. Assistiamo all’arrivo in Italia di molti attori esteri su pezzi specifici della catena del valore.
Bisogna mantenere un approccio aperto, dal punto di vista strategico e tecnologico, perché è impossibile fare tutto bene e in futuro si potrà collaborare con terzi per offrire il meglio al cliente.
Attenzione, però, questo non vale solo per il fintech: ci sono realtà che hanno la tecnologia e altre che hanno i network distributivi, ad esempio.
AG. Il riferimento è al recente accordo con Poste Italiane, che ha una presenza capillare sul territorio e decine di migliaia di clienti tra le piccole imprese.
FS. È un ottimo esempio di collaborazione. Non è affatto semplice fare onboarding digitale di micro e piccole imprese, con motori di modello di credito digitali ed evoluti: c’è una curva di esperienza molto importante.
Poste ha la rete distributiva, noi abbiamo la tecnologia e l’esperienza sul campo: insieme, siamo riusciti ad andare sul mercato in tempi rapidi.
Non è mai banale completare le integrazioni tecnologiche, soprattutto con una grande realtà, ma ci siamo riusciti in pochi mesi.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.