Negli ultimi anni, il settore bancario italiano ha affrontato un contesto normativo in ambito sostenibilità in continua evoluzione, culminato con l’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
Questa direttiva, recepita in Italia con il D.lgs. 125/2024, mira a promuovere la trasparenza e la divulgazione delle informazioni di sostenibilità da parte delle imprese, rafforzando gli obblighi di rendicontazione e integrando il Sustainability Statement nella Relazione sulla Gestione.
La survey sulla CSRD nel mercato bancario
Il Report Deloitte “L’applicazione della CSRD nel mondo bancario” raccoglie i risultati di una survey condotta nel mondo bancario attraverso un’attività di engagement finalizzata a valutare la risposta del contesto bancario alle novità introdotte con la CSRD.
La survey, frutto della collaborazione tra Deloitte e il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma, ha visto il coinvolgimento di 14 banche italiane, di cui 11 quotate, che rappresentano circa il 70% della capitalizzazione di Piazza Affari del settore finanziario.
L’indagine, svolta nel corso dell’ultimo trimestre del 2024, ha permesso di analizzare l’approccio adottato dalle banche nell’implementazione della direttiva, attraverso attività di engagement mirate a valutare impatti organizzativi, processi di governance, analisi di materialità, stakeholder engagement, rendicontazione delle emissioni di Scope 3 (emissioni indirette) e integrazione dei target ESG nei piani strategici.
Gli impatti delle nuove disposizioni
La ricerca evidenzia come l’attuazione della CSRD abbia comportato significativi impatti sui sistemi organizzativi delle banche. Le nuove disposizioni, infatti, richiedono una gestione unitaria e coordinata della rendicontazione di sostenibilità, con tempistiche omogenee di pubblicazione dell’informativa finanziaria e di sostenibilità.
La maggior parte delle banche ha scelto di affidare la responsabilità dell’attestazione della rendicontazione di sostenibilità al Dirigente Preposto, adottando un sistema di controllo sull’informativa di sostenibilità che fa leva sul sistema già in essere per l’informativa finanziaria (modello 262).
A livello di governance, gli istituti finanziari oltre a intervenire sull’architettura dei controlli interni, aggiornando i modelli esistenti per rispondere ai nuovi requisiti di sostenibilità, stanno ridefinendo ruoli e responsabilità e adeguando i processi chiave, come la definizione del perimetro di rendicontazione, l’analisi della doppia materialità, la mappatura della catena del valore e la raccolta dei dati, sia qualitativi che quantitativi, e disegnando i controllo rilevanti in relazione a tali processi.
Si tratta di un percorso complesso, ma indispensabile per costruire un sistema di rendicontazione affidabile, trasparente e allineato alle aspettative degli stakeholder.
Valutazione a doppia materialità
Tra i risultati più significativi della survey spicca l’attenzione crescente al principio della doppia materialità, che unisce la rilevanza degli impatti verso l’ambiente e le persone, agli effetti finanziari che i temi di sostenibilità possono avere sulle banche stesse.
Tutte le banche del campione hanno dichiarato di aver adottato un processo di valutazione di doppia materialità particolarmente granulare, arrivando fino ai sottotemi, per garantire un esame approfondito di impatti, rischi e opportunità legati alla sostenibilità.
Oltre alle tematiche previste dagli standard di rendicontazione, sostanzialmente il 60% delle banche intervistate riconosce l’importanza di alcuni temi specifici rilevanti per il settore bancario come cybersecurity, digitalizzazione, finanza sostenibile e innovazione, a conferma della priorità strategica di tali temi per il settore.
Un’altra interessante evidenza confermata da tutte le banche del campione è la centralità delle funzioni Sostenibilità e Risk Management nel processo di valutazione della doppia materialità e del loro necessario coordinamento al fine di restituire i risultati dell’analisi.
A tale riguardo è emerso che le analisi effettuate dal Risk Management ai fini della valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process o ICAAP), incorporando anche i rischi ESG, diventano un utile strumento di supporto nella valutazione della materialità finanziaria e facilitano l’allineamento alle nuove esigenze degli standard di rendicontazione.
È importante però sottolineare come il processo di analisi di doppia materialità coinvolga trasversalmente anche altre funzioni, quali, ad esempio, l’area Amministrazione e Bilancio, Strategia e prodotti, Operations e Human Resources, evidenziando come tale processo sia pervasivo all’interno della banca e richieda il contributo e la collaborazione di molteplici funzioni aziendali.
Il coinvolgimento degli stakeholder è centrale nella rendicontazione
Un altro elemento emerso in modo preponderante dall’indagine è il ruolo chiave attribuito al coinvolgimento degli stakeholder, che costituisce ormai un fattore centrale nella rendicontazione non finanziaria.
Tra le controparti più attivamente e frequentemente coinvolte nel processo di doppia materialità spiccano clienti, dipendenti, fornitori e investitori attraverso questionari, incontri individuali e workshop partecipativi.
Nel processo di doppia materialità tutte le banche hanno esteso l’identificazione e la valutazione degli impatti rischi e opportunità non solo a quelli derivanti direttamente dal proprio business ma anche alla catena del valore, analizzando le relazioni commerciali con i propri fornitori, partner e clienti.
In relazione alla mappatura degli attori della catena del valore rappresentati dalla clientela bancaria la maggior parte delle banche intervistate ricorre all‘analisi dei settori operativi e dei settori NACE al fine di individuare le attività economiche svolte dalle controparti e riuscire a indirizzare il processo di individuazione e valutazione di impatti, rischi e opportunità nell’analisi della doppia materialità sulla catena del valore.
In attesa di una definizione dei target misurabili
Nel quadro di questa rilevante trasformazione, le banche italiane stanno progressivamente integrando gli obiettivi ESG nei propri piani strategici. Tuttavia, solo una parte degli istituti ha già definito un piano di transizione al 2030 o al 2050 e aderito alla Net Zero Banking Alliance.
La definizione di target misurabili è ancora in fase embrionale: molte banche, infatti, stanno concentrando i propri sforzi su temi già affrontati negli anni precedenti, rimandando in un prossimo futuro l’ampliamento del perimetro di piano. L’integrazione della dimensione ESG nelle strategie aziendali richiede un ripensamento profondo delle operazioni e delle priorità, in un’ottica di lungo periodo.
Nell’ambito delle metriche quantitative oggetto di rendicontazione, un’area particolarmente complessa e impegnativa riguarda le emissioni indirette di Scope 3, fra cui, per le banche, le più rilevanti sono quelle relative agli investimenti finanziari e alle controparti finanziate (insieme “le emissioni finanziate”) e agli acquisti di servizi.
Per il calcolo delle emissioni finanziate la maggior parte degli istituti ricorre infatti a metodologie di stima basate su dati forniti da provider esterni; a tale riguardo è utile segnalare che le banche cercano di fare leva, ove possibile, su quanto già predisposto per l’informativa del Terzo Pilastro.
Conclusioni
In conclusione, la survey permette di apprezzare come la nuova rendicontazione di sostenibilità stia comportando un cambiamento radicale e complesso per il settore bancario italiano.
L’integrazione coerente e strutturata della rendicontazione finanziaria e non finanziaria, unita all’adozione di un sistema di governance più trasparente e coordinato, impone un impegno considerevole da parte delle banche. Il processo di analisi della doppia materialità, particolarmente articolato, coinvolge trasversalmente molteplici funzioni aziendali, richiedendo una collaborazione stretta e sinergica tra i diversi settori dell’organizzazione per garantire una rendicontazione affidabile e completa.
L’interrelazione tra le varie funzioni coinvolte costituisce infatti l’elemento essenziale per l’attuazione di un piano di transizione verso la nuova era del corporate reporting, dove le componenti ESG saranno driver sempre più rilevanti di valutazione delle performance aziendali.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di aprile 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.