Alta Valsugana Smart Valley

L’ex filiale diventa co-working e guarda ai nomadi digitali

Alta Valsugana Smart Valley

Franco Senesi, Presidente della Cassa Rurale Alta Valsugana

È stato inaugurato lo scorso settembre il quarto spazio di coworking per Alta Valsugana Smart Valley. L’hub si trova a Civezzano, in provincia di Trento, così come le precedenti aperture di Levico Terme, Tenna e Vigolo Vattaro che si sono svolte nel corso di un anno.

In tutti i casi, si tratta di spazi ricavati nei locali di proprietà della Cassa Rurale Alta Valsugana, che ha avviato il progetto “Alta Valsugana Smart Valley” insieme a Impact Hub Trentino.

Il percorso, che ha trasformato lo sportello bancario in uno spazio di coworking, nasce da una necessità comune a moltissimi istituti: riorganizzare la rete territoriale per evitare sovrapposizioni geografiche (la Cassa Rurale Alta Valsugana nasce nel 2016 dalla fusione di quattro realtà, nel quadro della trasformazione più ampia del credito cooperativo in Italia) e ottimizzare la redditività di alcuni presidi.

Il lavoro dopo il Covid

In questo caso, però, la banca non si è limitata ad attivare una serie di incontri sul territorio, per spiegare alle comunità perché per andare in filiale si deve ora percorrere qualche chilometro in più. Ma si è anche chiesta se, e come, fosse possibile utilizzare in modo alternativo quegli spazi fisici sottoutilizzati. E l’idea di realizzare dei coworking in un territorio sì montano, ma anche a forte vocazione turistica, è sbocciata in un momento non casuale: in piena pandemia.

«Prima di decidere per l’avvio del progetto – racconta Giorgio Vergot, Vice Presidente di Cassa Rurale Alta Valsugana – abbiamo chiesto il parere delle persone, dei soci e dei clienti, con una serie di questionari. Eravamo in pieno lockdown, quando era forte la sensazione che la divisione tra spazio lavorativo e domestico stava per cambiare. E anche nel post pandemia questo cambiamento è percepibile: fino a qualche anno fa i giovani si immaginavano il futuro esclusivamente nelle metropoli, oggi si riconsidera la qualità della vita quotidiana e delle relazioni umane, valorizzando lo stile di vita delle zone periferiche».

Spazi di relazione e di comunità

Compresa l’esistenza di un’utenza potenziale, ecco quindi che le ex filiali sono state riconvertite in spazi di lavoro, recuperando e riutilizzando arredo ufficio come tavoli e armadi, ottimizzando l’illuminazione e garantendo un’indispensabile connessione a banda larga.

L’uso di una fascia colorata contraddistingue tutti gli spazi oggetto di intervento, come unico segno unificante del progetto, che trova tra gli elementi distintivi la sostenibilità complessiva e l’etica del riuso di materiali e di risorse, privilegiando la relazione tra le persone aderenti alla ”Community”.

«Non vogliamo solo conservare il nostro patrimonio immobiliare, ma sostenere l’imprenditoria locale – spiega Vergot. In ogni spazio sono presenti aule per corsi di formazione ed eventi, ma anche uffici singoli, al momento tutti affittati, e, infine, postazioni flessibili in co-working, che possono ospitare anche turisti, persone di passaggio e freelance locali».

Attirare i nomadi digitali

Rientrano tra i turisti anche i cosiddetti nomadi digitali: una comunità internazionale di persone che lavorano principalmente in ambito tecnologico e possono farlo, letteralmente, da dove preferiscono.

«Dopo anni in cui i nostri giovani hanno cercato il loro futuro all’estero – commenta Vergot – abbiamo l’ambizione di portare qui, nelle nostre valli, persone da tutto il mondo. Stiamo lavorando con APT Valsugana per fare conoscere questa possibilità, e con il progetto Ospitar.it per offrire un pacchetto turistico che comprenda abitazione e spazio di coworking. E in diversi casi abbiamo già creato sinergie con imprenditori e attività locali».

Un progetto di medio lungo termine

Il progetto proseguirà con un’operazione di recupero urbano particolarmente impegnativa: una porzione di edificio in pieno centro storico a Pergine Valsugana, in condizioni di disuso da anni.

«Diventerà anche la sede della Fondazione Cassa Rurale Alta Valsugana – conclude Vergot –, e non nascondo, per quanto compatibile con la normativa, l’ambizione di implementare in questi spazi un’attività di relazione agile, informale e diretta. Con Alta Valsugana Smart Valley stiamo portando avanti un percorso di rianimazione culturale e imprenditoriale che, per sua natura, comporta un orizzonte a medio-lungo termine: siamo consapevoli che farne percepire il pieno valore per il territorio e poter diventare significativo per i livelli occupazionali ci vorranno alcuni anni, ma la banca locale può essere chiave di successo per il futuro delle comunità».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop