Con la doppia nomina di Fabrizio Viola, si va verso la fusione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Ma non mancano le questioni aperte.
Aspettando il Piano di Fusione
Della fusione tra le due venete, infatti, si parla da tempo. A lungo rinviata e scartata soprattutto per l’evidente sovrapposizione territoriale nella madrepatria del Nord Est, la fusione è di fatto imposta dai falliti aumenti di capitale e dall’acquisizione da parte del Fondo Atlante. Bisognerà aspettare l’arrivo del Piano di Fusione, previsto entro la fine dell’anno, per capire come verranno risolte le questioni che rimangono.
Stesso territorio di riferimento
E la prima è sicuramente la sovrapposizione territoriale. Che si traduce in filiali ridondanti e da chiudere, con una prevedibile riduzione del personale con ampio ricorso ai prepensionamenti: qui i numeri si rincorrono con rumours e lanci di agenzia, ma visto il tema è meglio attendere l’esito delle trattative.
123 sportelli in sovrapposizione in Veneto
I dati di uno studio realizzato lo scorso novembre da Roberto Telatin, Responsabile del Centro Studi Orietta Guerra del sindacato Uilca, parlano chiaro: è in Veneto il 37,76% delle filiali di Banca Popolare di Vicenza e il 34,44% di quelle di Veneto Banca. Ci sono 58 Comuni, sempre in Veneto, in cui entrambe le banche sono presenti con un totale di 123 sportelli. In parte andranno ceduti (ma a chi?) oppure verosimilmente chiusi.
Le controllate e l’ipotesi “grande banca” al Sud
Va meglio fuori dal Veneto. La politica di acquisizioni degli scorsi anni ha portato Veneto Banca a espandersi in Piemonte (con Banca Popolare di Intra, poi inglobata) e in Puglia con Banca Apulia (a oggi una controllata); mentre Banca Popolare di Vicenza è presente in Toscana (CariPrato, incorporata nel 2010) e in Sicilia (Banca Nuova). Proprio sulle due controllate del Sud si rincorrono le voci di una possibile cessione o di una fusione tra le due per dare vita a una nuova banca forte nel Meridione. Ipotesi e scenari, ovviamente, tutti da confermare.
Altra sovrapposizione: i clienti impresa
L’ipotesi che dalla fusione Veneto Banca – Banca Popolare di Vicenza nasca una nuova “banca veneta”, oltre che sulla questione della concentrazione sul territorio del Nord Est, si confronta anche sulla sovrapposizione in termini di clientela Corporate e PMI. Le due storiche banche del territorio sono evidentemente legate a doppio filo al tessuto imprenditoriale veneto, che in moltissimi casi si è appoggiato a entrambe per fidi e finanziamenti. Come verranno gestite queste posizioni “doppie”? E a quali altri istituti potrebbero rivolgersi le aziende?
Occorre una soluzione per i crediti deteriorati
Tornando allo studio di Uilca, emergono poi le ovvie criticità legate all’elevato peso dei NPL sui conti di entrambe le banche. Un nodo che, se non risolto, dopo la fusione porterebbe comunque a una banca con le ruote a terra: è quindi inevitabile che anche sul fronte dei crediti deteriorati venga svolta quella “pulizia” già emersa come indispensabile nell’affaire delle good banks. Come in quel caso, è inevitabile chiedersi con quali strumenti verranno gestiti i NPLs e soprattutto chi se ne farà carico.
Non mancano altre questioni. I dati Uilca stimano la quota di personale occupato nelle strutture centrali, che verranno fuse, al 19,34% delle risorse di Banca Popolare di Vicenza e al 29,5% di quelle di Veneto Banca. Entrambe le banche partecipano poi al consorzio SEC Servizi.