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Banche e cloud. Progetti in corso, vantaggi da definire

Oltre la metà delle banche italiane sta adottando approcci cloud computing. Ma c’è una certa difficoltà a definirne i vantaggi e i benefici.

Cloud computing finance

Oltre il 70% delle banche guarda al Cloud Computing

Il risultato emerge dall’annuale Rilevazione sull’IT nel sistema bancario italiano condotta dal CIPA, che quest’anno si è concentrata proprio sul cloud computing nel finance italiano: alla survey hanno partecipato 22 gruppi bancari, di cui 5 Grandi, 12 Medi e 5 “Altri”, di cui 6 in outsourcing. Il 59,1% ha già adottato il cloud nelle strategie IT aziendali, un altro 4,6% lo sta sperimentando e il 9,1% ne prevede l’adozione entro il 2018. Il totale è ben oltre il 70%. Un interesse a cui corrisponde un aumento degli investimenti da parte della quasi totalità delle banche.

Benefici: agilità e time to market

Più complesso il tema di benefici e vantaggi del cloud computing in banca. All’avvio del progetto, il 78,6% si aspettava maggiore rapidità di allestimento degli ambienti di test, il 64,3% più scalabilità, il 57,1% punta sulla flessibilità di utilizzo e metà del campione su velocità di implementazione e riduzione del time to market. E questi vantaggi, pur in ordine differente, sono stati effettivamente conseguiti dalle banche.

Il cloud computing fa risparmiare? forse

La riduzione dei costi è invece più controversa, con un 57,1% di banche che non è in grado di valutare i risparmi (e un 21,4% che segnala riduzioni dei costi superiori al 20%), mentre le attese non sono state rispettate per quanto riguarda la focalizzazione degli investimenti nel core business bancario e l’indipendenza da tecnologie o standard specifici. Il 17% non ha registrato i benefici attesi.

Gli ostacoli al cloud in banca

Chi non ha adottato il cloud, ha temuto soprattutto la difficoltà di controllo sui dati e i costi elevati di gestione dei servizi in cloud. Meno frequenti i timori legati al rischio di vendor lock-in, alla sicurezza informatica e all’incertezza del quadro normativo. Gli aspetti normativi sono segnalati come un problema anche da chi ha adottato il cloud, soprattutto sul fronte della aderenza ai requisiti di compliance e privacy, nonché ai rapporti con i fornitori (SLA, vendor lock-in, definizione dei contratti, potere negoziale) e alla sicurezza informatica.

I cloud provider: italiani o europei

L’86% dei gruppi si avvale di più di un cloud service provider: un quarto di essi è in Italia, due terzi nella UE, una quota marginale fuori dall’Unione. Il cloud service provider si sceglie in base alla esperienza e alla maturità delle soluzioni, ma anche per le garanzie di privacy e sicurezza. Il 13,9% si dichiara insoddisfatto dell’offerta cloud sul mercato.

Iaas, PaaS, SaaS. Prevale il private cloud

Il 50% delle banche interpellate utilizza tutti i modelli di cloud service, cioè IaaS, PaaS e Saas: per i prossimi tre anni cresceranno tutti, ma in particolare SaaS e PaaS. La scelta principale è per la private cloud, soprattutto per IaaS e PaaS: in forma minore per il SaaS. La nuvola ibrida è meno utilizzata di quella privata. Mentre la public cloud la spunta più che altro per i servizi SaaS e il community cloud è praticamente inesistente tra le banche. Da qui al 2018 ci sono previsioni di crescita per private e hybrid cloud. Più difficile lo sviluppo del public e del community cloud.

IaaS: storage e capacità elaborativa

Nel cloud Infrastructure as a Service prevalgono storage e capacità elaborativa: il modello prevalente è la private cloud, seguita dalla ibrida. Nel Platform as a Service l’utilizzo principale riguarda infrastruttura applicativa, middleware e sistemi operativi: tra gli usi più diffusi, i servizi di identity management e di infrastruttura dati e database. Anche qui, come prevedibile, prevale il private cloud.

SaaS: ecco qualche public cloud

Nei servizi Software as a Service le applicazioni aziendali sono le più utilizzate, soprattutto posta elettronica, unified communication/collaboration, business intelligence, web applications. L’office automation è invece tra i meno utilizzati in cloud. Per il prossimo triennio prevista la crescita importante di web applications e business analytics. Prevale la private cloud, ma non in tutti gli ambiti: in alcuni è anzi la public cloud a prevalere e in alcune applicazioni aziendali fa capolino anche la community cloud.

Revisione per policy e processi

Il passaggio al cloud ha richiesto alle banche una revisione tanto delle policy aziendali (57,1%) quanto dei processi (42,9%), mentre meno frequenti sono gli interventi sulla governance IT (35,7%) e le strutture (28,6%). La metà delle banche ha avviato iniziative formative sul personale, mentre non sembra esserci una particolare propensione ad assumere risorse con competenze cloud specifiche.

Funzioni IT protagoniste dei progetti cloud

La responsabilità delle Divisioni aziendali varia in base alla fase del progetto. Nella definizione della strategia cloud, nel 42,6% dei casi è toccata alla Funzione IT, nel 28,6% al Board, nel 21,4% alle Architetture IT. Prevale la funzione tecnologica anche nella fase di attuazione (Funzione IT per il 50% del campione). Nel ruolo esecutivo sono coinvolte Sicurezza IT (78,6%), Architetture IT (64,3%), IT Project Management (57,1%). Anche nella gestione operativa prevale la responsabilità IT, con le funzioni Help Desk e Sicurezza particolarmente coinvolte nel ruolo esecutivo.

Requisiti contrattuali cloud: le mancanze

I requisiti contattuali con i cloud provider emergono come uno dei tasti dolenti. Se la garanzia di riservatezza dei dati è diffusa (irrinunciabile per l’86,7% delle banche), seguita dalla protezione dei dati, altri requisiti contrattuali sono molto meno diffusi di quanto le banche vorrebbero. L’obbligo di certificare la cancellazione dei dati personali su richiesta del cliente, ad esempio, viene indicato di diffusione alta dal 27,3% delle banche, il 36,4% ritiene la sua presenza sui contratti “scarsa o nulla”.

Gli SLA del cloud in banca

Gli SLA si concentrano invece in ambito Security (42,9% delle banche), protezione dei dati personali (36,6%) e Performance (35,7%), più distaccato, con il 26,8%, il Data Management. La valutazione è molto positiva per Performance e Data Management, in cui l’80% delle banche segnala una copertura ampiamente soddisfacente.