Mercato digitale: crescono IoT, cloud e big data

Cresce il mercato digitale ma il passo è ancora lento. Il comparto passerà dal +1% del 2015 a un +2% nel 2018: sono solo IoT, cloud, big data, piattaforme web, mobile business e sicurezza a trainare il trend.

Assinform Mercato Digitale

Ripresa del digitale dal 2015

Secondo lo studio “Il digitale in Italia nel 2016” realizzato da Assinform e Confindustria Digitale, l’Italia dal 2015 ha ripreso ha investire in Ict e continuerà debolmente a farlo nel prossimo triennio. L’anno scorso il mercato digitale nel suo complesso è cresciuto fino a 64,9 miliardi di euro. Al recupero hanno concorso un po’ tutti i comparti, con la sola eccezione delle telecomunicazioni (tlc) in Italia (-2,4%,). Ma gli altri due terzi sono cresciuti: servizi ICT a 10.368 milioni di euro (+1,5%), Software e soluzioni ICT a 5.971 milioni di euro (+4,7%), dispositivi e sistemi a 16.987 milioni di euro (+0,6%), contenuti digitali e digital advertising a 8.973 milioni di euro (+8,6%).

Spingono al domanda i settori più innovativi

I segnali positivi vengono anche dal miglioramento della domanda. La spinta è infatti dovuta alle componenti più innovative, che registreranno crescite sostenute per il 2016: IoT +14,9%, cloud +23,2%, big data +24,7%, piattaforme per il web +13,3%, mobile business +12,3%, sicurezza +4,4%. Gli investimenti sono incentivati soprattutto dalle grandi imprese, per un +2,8% nel 2016 sul 2015, con in testa l’industria (+2,1%), le banche (3%), le assicurazioni (+3,7%), le utility (+3,6%), i trasporti (+3,4%). E in parte anche la P.A. che, sempre nel 2016, confermerà la ripresa della spesa a livello centrale (+1,6%) e nella sanità (+3%).

 

«I tassi di incremento a due cifre degli investimenti nelle tecnologie abilitanti, quali Cloud, Iot, piattaforme per la gestione web, big data, mobile business, sicurezza – precisa Agostino Santoni, presidente di Assinform – evidenziano che è in atto un vivace e robusto fenomeno di infrastrutturazione innovativa, che tuttavia riguarda ancora una frazione troppo limitata del Paese. Soprattutto le piccole e medie imprese, che contribuiscono a più del 50% del PIL, così come gran parte della P.A., continuano a rimanere ai margini dell’evoluzione digitale».