Quasi la metà degli italiani boccia i servizi statali (44%), riponendo invece fiducia nel welfare privato: circa 4 concittadini su 10 godono di una copertura sanitaria (41%) e di pensioni integrative (38%) fornite dal pacchetto welfare del datore di lavoro.
Sono alcuni dei dati che emergono dalla V edizione dell’Osservatorio organizzato da Groupama Assicurazioni, “Change Lab, Italia 2030”, che quest’anno si è focalizzato sullo stato di salute del welfare attraverso il percepito degli italiani, con un focus specifico sulle PMI, i cui dipendenti sono stati coinvolti nella survey.
La ricerca è stata svolta in collaborazione con l’istituto di ricerca BVA Doxa.
La sfiducia nei confronti del sistema statale
Emerge dallo studio una profonda sfiducia dei cittadini verso il sistema pensionistico statale.
Per oltre 6 italiani su 10 infatti la futura pensione sarà insufficiente, al punto da dover fare affidamento su altre fonti di reddito (per il 63%), o da non poter smettere di lavorare (17%); mentre i più giovani (il 15% degli under 35) pensano che per loro il momento di andare in pensione non arriverà mai.
Tra le principali ragioni di sfiducia nel sistema pensionistico ci sono: l’incapacità del sistema di garantire una copertura sufficiente (55%), la crisi demografica con il progressivo invecchiamento della popolazione e la bassa natalità (45%), e l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dalle tensioni internazionali in atto (34%).
L’assenza dei servizi essenziali
Tra i servizi essenziali che nel percepito degli italiani sono assenti: 2/3 considerano l’attuale sistema sanitario pubblico inadeguato, mentre meno di 1 lavoratore su 10 (8%) ritiene l’importo della pensione sufficiente a mantenere l’attuale tenore di vita.
Ancora più allarmante è che il 44% degli italiani ritiene che nessuno dei servizi essenziali sia oggi garantito dallo Stato.
Si tratta di un clima di sfiducia che trova eco sulle aspettative non confermate dei cittadini: se da una parte il servizio di sanità pubblica è al primo posto tra i servizi su cui gli italiani vorrebbero poter contare, dall’altra è proprio questo il più disatteso (solo 1 italiano su 4 la sente garantita).
La soddisfazione per i pacchetti di welfare aziendali
Guardando al quadro generale emergono forti attriti tra desideri e realtà, quasi la metà (44%) degli italiani boccia i servizi statali: a fronte di un’aspettativa di un sistema sanitario accessibile, efficiente e rapido (69%), pensioni adeguate (47%), servizi di welfare di prossimità (36%), istruzione di qualità (34%), burocrazia snella (28%).
Queste aspettative non confermate fanno da contraltare alla soddisfazione dei lavoratori dipendenti con un pacchetto wefare aziendale (46%), al punto che 8 italiani su 10 (82%) lo ritengono un fattore importante nella scelta di un nuovo lavoro.
Agli intervistati è stato poi chiesto cosa debba offrire il pacchetto welfare ideale: l’assicurazione sanitaria integrativa per sé e per la famiglia (57%) e il piano pensionistico complementare (56%) guidano la classifica dei benefit più desiderati, seguiti dai servizi di supporto familiare (33%) e dalle convenzioni per assicurare il benessere psicofisico (25%).
Per oltre 3 su 10 (31%), inoltre, il pacchetto welfare aziendale del futuro sarà “à la carte”, con le aziende che offriranno un paniere di benefit tra cui scegliere, personalizzando l’offerta in base ai loro specifici bisogni.
«L’indagine realizzata conferma come, in un contesto socioeconomico come quello attuale, in cui si abbassa il valore delle pensioni, aumenta l’invecchiamento della popolazione e cala la copertura del sistema sanitario nazionale, le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo sociale, a “sostituirsi” allo Stato, colmando alcune lacune del sistema di welfare pubblico e offrendo ai propri dipendenti un supporto concreto in ambiti cruciali come la salute e la previdenza – commenta Pierre Cordier, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Groupama Assicurazioni.
In questo scenario, il welfare aziendale si configura, per i dipendenti, come la risposta ai bisogni a cui lo Stato non riesce a far fronte e, per le aziende, come una leva strategica per attrarre e fidelizzare i talenti, attraverso uno strumento in grado di rispondere alle necessità emergenti dei lavoratori. In qualità di assicuratori, il nostro impegno è quello di accompagnare questa evoluzione sociale, facilitando la transizione verso un sistema integrato che sappia rispondere con efficacia alle nuove esigenze di tutela e benessere dei cittadini italiani».
Il ruolo dell’assicurazione per PMI e dipendenti
L’indagine, infine, offre un focus sul mondo assicurativo, sempre sotto la lente dei lavoratori di Piccole e Medie Imprese: una polizza integrativa per salute e/o previdenza inclusa tra i benefit dall’azienda è molto apprezzata da 1 dipendente su 2 (48%), a cui si aggiunge un ulteriore 41% che la ritiene abbastanza utile per avere una maggiore serenità. Il 21% degli intervistati l’ha attivata tramite l’azienda, il 10% ne ha una privata, mentre un altro 10% le ha entrambe.
Il welfare del futuro? Con sanità integrativa e pensione complementare
In questo scenario, a ridisegnare i confini del welfare del futuro sono proprio i lavoratori, che restituiscono un’immagine chiara di cosa si aspettano.
Secondo i lavoratori dipendenti delle Piccole e Medie Imprese intervistati, nei prossimi anni assisteremo a una progressiva integrazione tra welfare statale e aziendale (38%), con quest’ultimo destinato ad acquisire maggiore rilevanza (30%). Per il 20% degli intervistati si profila addirittura un futuro “azienda-centrico”, dove lo Stato avrà un ruolo marginale e le imprese diventeranno i principali fornitori di servizi e benefit per i propri dipendenti.
Per quanto riguarda la previdenza complementare, il 18% ha una forma di integrazione privata, il 10% tramite l’azienda e un altro 10% le ha entrambe. Numeri che mettono a fuoco anche un’Italia a due velocità: il 46% dei lavoratori che hanno un pacchetto welfare ne è soddisfatto, di contro, il 24% non possiede ancora forme di welfare.
«Il “welfare del futuro” delineato da questa ricerca invita, in un’ottica di lungo periodo, alla fiducia e all’ottimismo. Le preoccupazioni emerse sono reali, ma rappresentano anche la mappa di ciò che possiamo migliorare. Immaginiamo Stato, imprese e cittadini non come corridori isolati su tapis roulant separati, ma come compagni di squadra che si passano il testimone lungo un percorso comune. Ognuno ha un ruolo: il settore pubblico crea il quadro di base, le aziende innovano e supportano, le persone partecipano attivamente alle scelte di benessere – dichiara Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico. Insieme possiamo trasformare la paura di “non farcela” in energia per costruire nuove soluzioni. È un’economia dell’ottimismo in azione, in cui investire nel capitale sociale – nelle relazioni di fiducia, nella solidarietà, nella salute condivisa – produce dividendi preziosi: lavoratori più sereni, comunità più felici, crescita più sostenibile».
Il buen retiro degli italiani
Il 18% dei lavoratori, una volta in pensione, ha in programma di trasferirsi all’estero per avere agevolazioni che garantiscano un miglior tenore di vita. Tra i desideri da soddisfare durante il “buen retiro”: occuparsi dei bisogni della propria famiglia e dei propri cari (28%), viaggiare e vedere il mondo (23%), vivere in campagna (15%) e dedicarsi ai propri hobby (14%).