Il dibattito sul valore dei fondi sanitari integrativi è ritornato estremamente attuale con lo scoppio dell’emergenza da Coronavirus. La pandemia da Covid-19 ha infatti messo in luce alcune inevitabili difficoltà e criticità del nostro Sistema Sanitario Nazionale, già emerse negli scorsi anni ed esplose ora, come problemi sulle liste d’attesa, difficoltà di accesso a determinate cure e forme di assistenza e una non sempre efficiente gestione delle risorse. In questo contesto, la possibilità di potersi appoggiare a un sistema di assistenza sanitaria integrativa ha rappresentato un enorme valore nella prospettiva di un’autentica sinergia pubblico-privato.
Il ritardo italiano nei fondi sanitari integrativi
In Italia, il ricorso a strumenti alternativi di sanità integrativa da parte delle aziende è piuttosto recente: introdotti negli ultimi decenni per rispondere a nuovi bisogni sociali dei lavoratori, i fondi sanitari integrativi offrono prestazioni sanitarie dietro forme di adesione derivanti dalla contrattazione collettiva e possono giocare un ruolo importante nel ridisegnare il welfare sanitario e sociale del prossimo futuro verso un modello che si ispira all’universalismo nell’accesso al sistema di cure. Il ritardo del nostro Paese nel ricorso a forme di welfare aziendale strutturate è da ricercare in diverse cause: la prima di tipo culturale. Il tessuto economico del nostro Paese, composto da piccole e medie imprese, non possiede la struttura adeguata a gestire sistemi così complessi; e poi, la mancanza di una chiara e definitiva regolamentazione di questo comparto, secondo una logica di maggiore integrazione con il Sistema Sanitario Nazionale, evitando le diseguaglianze che tutt’oggi esistono, ha impedito un utilizzo virtuoso di questi strumenti finora. In questo contesto, la categoria dei metalmeccanici si è distinta e, grazie anche all’intervento delle parti sociali sottoscrittrici del contratto nazionale collettivo (CCNL), si è organizzata per costruire lo strumento più adeguato a dare un servizio completo e di valore ai lavoratori e alle imprese e superare così queste barriere.
Il welfare per attrarre talenti
Infatti, a partire da un certo punto, le aziende, insieme ai sindacati, hanno compreso che offrire ai lavoratori strumenti alternativi di welfare sanitario poteva rappresentare una leva determinante per attrarre e trattenere talenti e mantenere così l’azienda competitiva. È un processo di comprensione e cambio di paradigma culturale che è importante venga compreso dagli imprenditori per costruire un legame qualitativamente più alto con i lavoratori. Se il dipendente è sano, anche l’azienda è più performante. In questa semplice equazione risiede il valore dell’investimento in strumenti di welfare capaci di generare un ritorno economico e sociale.
Oggi, un terzo dei contratti nazionali dispone di un fondo sanitario integrativo che offre assistenza a una platea di oltre 10 milioni di lavoratori. La percentuale di contratti con forme di welfare aziendale è cresciuta tra il 2019 e il 2020 e, anche grazie ai diversi interventi normativi in materia che si sono susseguiti negli ultimi anni, si sta sviluppando e diffondendo sempre di più nel nostro Paese.
Assicurazione sanitaria: dove è obbligatoria e dove no
In Europa, i regimi sanitari si possono distinguere in due macro-modelli, a seconda della presenza o meno di forme di assicurazione sanitaria obbligatoria. Queste sono quasi del tutto assenti nel nostro Paese, così come nei paesi del Nord, in Spagna e in Portogallo. Viceversa, in altri Paesi, come Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, l’assicurazione sanitaria obbligatoria è presente in misura anche rilevante.
Quale opportunità di sviluppo può avere la sanità integrativa per colmare più efficacemente le aree di debolezza del Sistema Sanitario Nazionale?
Con lo scoppio della pandemia, le difficoltà di accesso alle strutture sanitarie hanno generato un picco di utilizzo delle polizze sanitarie integrative. Paradossalmente anche nelle Regioni, come Lombardia e Veneto, dove il Sistema Sanitario Nazionale è notoriamente efficiente.
Le opportunità di sviluppo di questo comparto nel futuro possono essere innumerevoli perché, indipendentemente dall’allargamento e dall’approfondimento dell’offerta di tipo sanitario, questi strumenti di welfare aziendale possono rappresentare per i lavoratori una soluzione anche ad altri tipi di problemi. Pensiamo ad esempio alla gestione degli anziani in una famiglia: un’azienda potrebbe offrire ai lavoratori la possibilità di accantonare risorse da utilizzare nel momento di bisogno di assistenza, senza che il lavoratore debba interrompere la propria prestazione.
Più in generale, quello che non dovrebbe mai mancare è un’innovazione di processo e di prodotto. Al giorno d’oggi, lo sviluppo di questi processi è sempre più articolato e costoso e, riuscire a trovare accordi tra pubblico e privato, può essere determinante per sfruttare le potenzialità dei fondi sanitari integrativi come secondo pilastro nel rispondere efficacemente a bisogni attuali ed emergenti di salute. Se pensiamo ad alcune attività standard, come quelle di prevenzione o fisioterapiche, le strutture private possono offrire servizi a costi più competitivi, in fasce orarie più appetibili rispetto alle realtà pubbliche. La sfida per il prossimo futuro sarà quella di riuscire a generare e sfruttare sinergie tra pubblico e privato per elevare la qualità del servizio sanitario offerto, a favore delle fasce più deboli per raggiungere un’uguaglianza di prestazione e trattamento assistenziale.
Uno dei temi fondamentali cui l’industria assicurativa ha da sempre guardato con interesse è quello della salute. Negli ultimi anni, grandi gruppi, come Intesa Sanpaolo, si sono riorganizzati acquisendo compagnie specializzate nell’assicurazione sanitaria o, come Generali o Allianz, destinando nuove risorse incaricate di sviluppare questo ramo. I fondi sanitari integrativi aprono una possibilità finora riservata ad alcuni ad altre persone e a una platea sempre più ampia. Questi gruppi riescono a dare coperture diversificate da un punto di vista qualitativo e quantitativo, operando una distribuzione equa dei rischi e dei costi.
Ed è proprio su una massa critica importante che nasce il fondo Metasalute, che è stato in grado, avendo una platea di aderenti di oltre un milione di persone, di ottenere una delle polizze più complete e di valore presenti oggi tra i contratti nazionali.
Metasalute è il fondo sanitario integrativo applicato al contratto industria metalmeccanico, è il più grande monosettore in Italia poiché si rivolge a 1,2 milioni di lavoratori, che raggiungono 1,8 milioni con i familiari a carico, un elemento non comune, che si estende anche ai familiari non a carico che possono usufruire degli stessi servizi a prezzi inferiori rispetto al mercato.
La comparsa di Metasalute ha incentivato la competizione nel comparto e lo sviluppo dei fondi sanitari integrativi, favorendo l’innalzamento dei livelli qualitativi e maggiori opportunità per tutti, a vantaggio del cittadino.
Nel 2020 abbiamo erogato un totale di circa 2,5 milioni di prestazioni sanitarie per un valore complessivo di quasi 180 milioni di euro, in crescita sul 2019, a dimostrazione del valore che siamo in grado di offrire in un momento di difficoltà del mondo sanitario pubblico, ma anche privato.
Una delle opportunità che si apriranno nel prossimo futuro sarà quella di estendere i servizi offerti ai lavoratori, appoggiandosi alle nuove tecnologie di telemedicina per offrire un’adeguata assistenza domiciliare integrata, nella direzione e nelle priorità evidenziate anche dal Governo Draghi.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di settembre 2021 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop .