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Rischio Catastrofale: perché all’Italia serve un approccio di sistema

AXA rischio catastrofale

Chiara Soldano, CEO del Gruppo AXA Italia

Nel 2023, l’Italia è stata colpita da 378 eventi meteorologici estremi, il 16% in più dell’anno precedente, che hanno causato 16 miliardi di euro di danni.

Il 95% dei nostri Comuni è a rischio di frane, alluvioni o erosione costiera e oltre l’80% delle abitazioni civili è esposto a un rischio medio-alto di catastrofe naturale.

Eppure, appena il 6% delle abitazioni italiane è coperto contro terremoti e alluvioni, mentre tra le PMI la percentuale scende ancora, al 5%.

Cervia: un luogo simbolo

Sono i dati con cui si è aperta la tappa di Cervia del ciclo di incontri “Cambiamenti Climatici. Prevenire e mitigare il rischio – AXA incontra il territorio”, organizzati dal Gruppo AXA Italia. La scelta era ricaduta sulla città romagnola con un intento preciso: raccontare la gestione dell’alluvione 2023, giudicata all’epoca un “evento epocale”.

Il luogo è diventato ancora più simbolico dopo i nuovi eventi calamitosi delle scorse settimane, che sintetizzano bene le conseguenze del cambiamento climatico: due catastrofi epocali che colpiscono il medesimo territorio in meno di 500 giorni.

«Questo incontro – ha affermato in apertura Chiara Soldano, CEO del Gruppo assicurativo AXA Italia – ha un duplice obiettivo: da un lato diffondere la cultura della prevenzione e mitigazione del rischio con approcci scientifici e dall’altro coinvolgere tutti gli attori del territorio, istituzioni locali, associazioni di categoria, imprese e cittadini. In un Paese come l’Italia, come assicuratori abbiamo il dovere di contribuire a diffondere maggiore consapevolezza dei rischi climatici e delle strategie per contrastarli, esercitando il nostro ruolo, che non è solo economico, ma anche sociale».

Dai dati alla cultura

La creazione di maggiore consapevolezza passa dai dati e dalla scienza, la migliore risposta ai negazionisti del cambiamento climatico. E un contributo in questo senso è arrivato da AXA Climate, società del Gruppo che elabora ricerche e simulazioni grazie al lavoro di un team di 20 esperti tra climatologi, scienziati e data scientist.

Una serie di mappe dettagliate ha riassunto l’evoluzione di alcuni rischi da qui al 2050.

Ad esempio, le temperature estreme, con l’attesa, tra poco più di 25 anni, di una media di 20 giorni l’anno in cui all’ombra si percepiranno in alcune aree almeno 40°C e un totale di 61 giorni con oltre 30°C percepiti.

Doveroso chiedersi l’impatto sulle attività lavorative, sulla piena operatività dei macchinari e, ovviamente, sul turismo: diverse testate internazionali hanno già raccontato la difficoltà di visitare le nostre città d’arte nei mesi più caldi.

Poi, naturalmente, il rischio alluvione. In alcune zone della regione Emilia-Romagna si potrebbe arrivare a inondazioni che superano i 4 metri di altezza, ponendo un serio pericolo a tutte le attività umane. Basti pensare che 20 centimetri di acqua con una forte corrente sono sufficienti per fare perdere l’equilibrio alle persone più fragili e a spostare piccoli veicoli.

A questo si aggiunge l’erosione costiera, che minaccia diversi centri abitati del litorale: in alcuni casi si rischia di perdere centinaia di metri di territorio.

Due elementi a fattore comune

Ci sono due elementi comuni a tutti i rischi. Il primo: ci sono importanti variazioni tra le diverse zone. Alcuni territori subiranno le conseguenze del cambiamento climatico in modo più forte di altri. E questo vale per l’intero Paese, non solo per l’Emilia-Romagna.

Secondo: siamo ancora in tempo per agire. Non solo a livello globale, con l’appuntamento annuale della COP, Conference of Parties, che dal 1995 fa il punto sulla lotta al cambiamento climatico. Ma anche localmente, sul territorio, con azioni di mitigazione e prevenzione.

La manutenzione del territorio, l’educazione della popolazione alla prevenzione e al comportamento in caso di catastrofe naturale, la scelta di rimedi naturali come le aree verdi (che assorbono acqua e calore) sono tutti esempi di azioni da intraprendere.

Un sistema pubblico e privato

Certo, queste azioni richiedono il coinvolgimento di tutti gli stakeholder: cittadini, imprese, enti pubblici e pubbliche amministrazioni. A cui si aggiunge anche il ruolo delle Compagnie assicurative.

«La gestione dei rischi climatici richiede una pianificazione e una protezione assicurativa che non sono ancora sufficientemente sviluppate in Italia – ha commentato Umberto Guidoni, Co-Direttore Generale di ANIA. È fondamentale costruire un sistema basato sulle partnership tra pubblico e privato, come avviene già in altri Paesi, per tutelare in modo adeguato e sostenibile i cittadini e le imprese».

Un approccio olistico, che chiama in causa tutti gli stakeholder del territorio, in cui l’ipotesi di obbligo di assicurazione catastrofale per le PMI, al centro del dibattito politico delle ultime settimane, diventa un tassello di una strategia più ampia.

Come cambia la gestione del sinistro

Nel 2023 AXA ha gestito circa 1.200 sinistri a seguito dell’alluvione in Romagna. Una situazione non facile, visto che anche due delle agenzie locali erano state direttamente colpite dall’evento.

«Già a fine 2022 – ha raccontato Maurizio Rainò, Chief Claims Officer di AXA Italia – la Compagnia ha lanciato il Programma AXA Prometeo, dotandosi di una governance predefinita, di un cat nat coordinator e di protocolli differenziati per affrontare in modo proattivo gli effetti del cambiamento climatico.

L’approccio è in primis preventivo: usare i dati meteorologici e la geolocalizzazione dei siti assicurati per fornire alert informativi, con consigli utili su come comportarsi durante l’emergenza. Abbiamo poi creato anche un help desk, attivo 24/7, a disposizione e supporto dei clienti.

Nel 2023 siamo quindi riusciti a gestire un picco importante di sinistri (anche per effetto dei drammatici eventi grandine di fine luglio in molte regioni del Nord) grazie alla funzionalità di “denuncia sinistro in autonomia” disponibile sulla app MyAXA e gestendo in modo intelligente i periti.

Con il supporto dell’intelligenza artificiale abbiamo infatti distinto fra sinistri che necessitano di sopralluogo e sinistri per i quali è possibile optare per la video perizia, oppure per il pagamento sulla base delle evidenze documentali, evitando in questo modo di accentuare i picchi dovuti al numero elevato degli incarichi peritali.

Grazie a questi strumenti oltre a velocizzare i tempi di pagamento e a corrispondere nelle settimane successive acconti nel caso di sinistri gravi, abbiamo garantito in maniera innovativa il presidio del servizio per i nostri clienti e agenti».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop