UBI acquisisce Banca Marche, Etruria e Carichieti

UBI Banca sede cut

Nuova Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti si dovranno liberare dalle sofferenze per essere acquisite in toto da UBI Banca. L’offerta del Gruppo bergamasco al Fondo Nazionale di Risoluzione è stata accettata.

2,2 miliardi di sofferenze da cedere

Secondo gli accordi resi noti il 12 gennaio 2017, le tre banche del bail-in, con le loro controllate, dovranno liberarsi dai circa 2,2 miliardi di euro di crediti lordi deteriorati (di cui 1,7 miliardi di sofferenze lorde e 500 milioni di inadempienze probabili lorde) attraverso una cessione pro-soluto da completarsi prima del closing dell’operazione, stabilita al primo semestre del 2017.

Tre good bank a 1 euro

Il corrispettivo per l’acquisto dell’intero capitale delle banche con le loro controllate è pari a 1 euro. Ma sono necessari dei presupposti: un patrimonio netto contabile alla data di riferimento pari a 1,010 miliardi di euro; un livello di copertura pari almeno al 28,28% delle inadempienze probabili lorde e al 60% delle sofferenze; oneri di ristrutturazione per 130 milioni; un accantonamento rappresentativo del fair value dei contratti connessi alle operazioni immobiliari (Consorzio Palazzo della Fonte” e “Fondo Conero”), 
quantificato in massimi 100 milioni di euro; accantonamenti addizionali a fondi rischi e rettifiche da 100 milioni; RWA non superiori a 10,6 miliardi; un Liquidity Coverage Ratio medio ponderato superiore al 100% e infine un CET1 ratio medio ponderato non al di sotto del 9,1%. Anche il Fondo Nazionale di Risoluzione ha il suo compito: ricapitalizzare le banche e le sue controllate oggetto dell’offerta con 450 milioni di euro prima del closing.

UBI Banca ha il diritto di recedere dall’acquisto

Cosa accadrà se i parametri non saranno rispettati? Nel caso in cui la situazione patrimoniale consolidata evidenziasse un patrimonio netto superiore a quello dei parametri rilevanti, e purché sia rispettato il CET1 ratio minimo del 9,1%, UBI Banca verserà l’importo corrispondente all’eccedenza in un deposito vincolato al closing dell’operazione a favore del Fondo Nazionale di Risoluzione. In caso contrario, ovvero laddove la situazione patrimoniale fosse negativa, UBI Banca si riserva due azioni: per uno scostamento negativo superiore al 5% delle soglie indicate, il gruppo bergamasco avrà il diritto di recedere dal contratto di acquisto; nell’eventualità invece in cui il CET1 ratio fosse inferiore all’8,5%, in mancanza di una intesa entro 10 giorni tra le parti per adottare idonee misure compensative, UBI Banca e il Fondo Nazionale di Risoluzione saranno automaticamente liberati dall’obbligo di procedere al closing.

UBI: pronta all’aumento di capitale

Anche UBI Banca guarda al proprio CET1: per mantenere già dal 2017 un livello superiore all’11%, è necessario un aumento di capitale da 400 milioni di euro, che dovrebbe ringalluzzire ulteriormente il CET1 Fully Loaded del 2020 (dal 12,8% previsto al 13,5%).

Cosa compra UBI Banca

Con l’operazione, passano al Gruppo UBI 930.623 clienti, 547 filiali, oltre 5mila dipendenti, 14,2 miliardi di impieghi lordi (di cui 1,8 di deteriorati lordi), 18,5 miliardi di raccolta diretta e 7,5 miliardi di raccolta indiretta.

Gli obiettivi dell’acquisizione

UBI Banca ha ben presente gli obiettivi da raggiungere con l’acquisizione di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e le loro controllate. In primis, aumentare la quota di mercato (in termini di impieghi e raccolta) di oltre l’1%, consolidando la copertura di aree geografiche in cui il Gruppo non è presente. In secondo luogo, generare un impatto positivo sulla redditività (100 milioni di euro entro il 2020), con un ritorno del 25% sull’aumento di capitale da 400 milioni, grazie a un minor costo del credito e una migliore qualità dei crediti deteriorati delle banche acquisite, oltre che attraverso significative economie di scala. Inoltre, anche gli oneri operativi dovrebbero ridursi nel 2020 del 30% grazie a una razionalizzazione della forza lavoro, delle filiali sovrapposte e migrando le banche acquisite sul sistema informativo di UBI (un sistema informativo che già dovrà essere unico per tutto il Gruppo entro febbraio, secondo il Piano Industriale di UBI Banca, e potrebbe slittare quindi più avanti).

Le Attività Fiscali Differite: uno strumento già accettato 

victor massiah ubibanca«UBI Banca potrà utilizzare le Attività Fiscali Differite (DTA) sulle perdite fiscali pregresse delle tre banche – afferma Victor Massiah, Consigliere Delegato di UBI Banca. Abbiamo presentato istanza alla Agenzia delle Entrate in merito alla possibile riportabilità delle perdite fiscali realizzate dalle tre banche nell’ambito di una eventuale fusione in UBI, ottenendo risposta positiva dall’amministrazione finanziaria. È stato concordato un meccanismo di profit sharing che prevede il riconoscimento fino a un valore di 600 milioni di euro e all’80% per il valore eccedente. Il profit sharing diventerà esigibile solo in concomitanza con il conseguimento da parte di UBI Banca del beneficio finanziario effettivo cumulato, il relativo importo sarà depositato in un deposito vincolato e verrà versato al Fondo Nazionale di Risoluzione a seguito del soddisfacimento degli eventuali obblighi di indennizzo a suo carico».