Amazon Web Services, Microsoft, IBM, Oracle sono alcuni dei cloud provider che hanno già aperto un loro data center in Italia.
Complici la transizione digitale in tutti i settori, finance compreso, e le normative sulla gestione e protezione dei dati, GDPR su tutte, la sovranità del dato all’interno della region italiana è essenziale agli occhi dei cloud provider. E hanno la potenza finanziaria per investire nel real estate.
Il 67% degli hyperscaler guarda all’Italia
Gli hyperscaler a livello globale hanno infatti raggiunto un fatturato superiore ai 400 miliardi di dollari nel 2022.
Parliamo di grandi realtà: Oracle, Microsoft, Google, AWS, Meta, Apple Service e Alibaba Cloud, per l’esattezza sono i maggiori.
E ben il 67% dei leader di settore (dati CBRE) ha espresso la volontà di investire in Italia per lo sviluppo dei data center.
Una necessità che, in generale, accomuna tutti i cloud provider: alla ricerca di spazi fisici in cui sviluppare i propri data center, che possono essere di loro proprietà oppure a contratto con operatori di colocation.
La crescita esponenziale del volume di dati
D’altronde la quantità di dati da gestire sta aumentando esponenzialmente: rispetto al 2019 (dati CBRE), alla fine del 2022 il traffico dati totale giornaliero è stato 3,2 volte superiore.
Aumenta il numero di clienti che utilizza i servizi online, dalle piattaforme di streaming video ai servizi di e-commerce, per citare due dei maggiori trend degli ultimi anni, ma non dimentichiamo anche gli accessi giornalieri ai servizi bancari o ad altre applicazioni.
Perché aprire una region in Italia?
Un altro motivo che rende attrattiva l’Italia è la sua posizione geografica.
Si trova nel cuore dell’Europa, vicina a molti Paesi dell’Europa meridionale, e questo la rende un luogo strategico per le aziende internazionali che desiderano servire i clienti in tutto il continente.
Riducendo al minimo la latenza: ovvero impiegando meno tempo nel trasmettere una richiesta digitale, grazie alla vicinanza ai Paesi target.
Le potenzialità di Milano e Roma
Milano è oggi una delle piazze nel mirino degli hyperscaler, soprattutto perché altri mercati, come Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi sono ormai maturi, se non saturi, dato che sono stati i primi a partire. E offrono dunque meno opportunità per scalare ulteriormente le proprie reti.
Inoltre, secondo i dati di ricerca del team di CBRE DCS EMEA, Milano è tra i mercati emergenti che presentano il migliore rapporto tra crescita in megawatt (+15% sul 2022) e livello di vacancy: un dato al di sotto della media raggiunta dagli altri paesi con cui gareggia al momento, che porta il mercato meneghino in vantaggio.
Sempre in Italia, oltre a Milano, Roma è al centro di recenti annunci riguardanti alcuni sviluppi avviati o in fase di conclusione.
Il nuovo data center nel milanese
A confermare il ruolo centrale del capoluogo lombardo è la cessione, a fine novembre, di un immobile a uso data center nell’area milanese, condotta da CBRE, per l’investitore internazionale AP Wireless.
L’area si sviluppa su una superficie lorda di oltre 18.500 metri quadrati ed è attualmente condotto in locazione dalla branch italiana di una società leader globale nel mercato delle comunicazioni e del cloud, così come nel settore dei data center.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.