PayLab IX. Monetica e vending: quale strada percorrere

PayLab logoPagare con carta di credito alle vending machine? Si può fare. A patto che l’intera filiera dei pagamenti lavori insieme per rivedere completamente gli economics e il modello di commissioni. È quanto emerso dalla ricerca che Ingenico ha commissionato al Politecnico di Milano, i cui risultati sono stati presentati in esclusiva al IX appuntamento con PayLab, tavola rotonda sulla innovazione dei sistemi di pagamento organizzata da AziendaBanca in collaborazione con Ingenico Italia. L’indagine ha coinvolto 300 operatori del mercato italiano analizzando gli scenari possibili per traghettare il pagamento elettronico anche sulle vending machine. Ne sono emerse alcune questioni chiave: pur intervenendo a ribasso su costi di connessione, costi di hardware e ipotizzando un effetto traino portato dalla migliore user experience, non si può prescindere da un diverso modello commissionale.

PayLab AziendaBanca Ingenico tavola rotonda evento 2015

Ridurre i costi di gestione del cash

PayLabIX Miragliotta PoliMilanoGuardando ai mercati esteri, tuttavia, l’obiettivo sembra raggiungibile. In Spagna, nel 2011, dopo aver introdotto i POS NFC nelle vending machine, i pagamenti con carta (anche non cless) sono aumentati del 20% in soli 4 mesi (dati Politecnico di Milano). «In Italia l’attuale penetrazione dei POS sui distributori automatici si aggira tra il 3% e il 5% del parco macchine e solo il 2% degli acquisti su queste vending machine è con carta di pagamento, per la maggior parte in sostituzione del contante – premette Giovanni Miragliotta, docente al Politecnico di Milano. Tuttavia, il costo del contante considerato dai gestori è compreso tra l’1% e il 2% del fatturato annuo: il valore effettivo è certamente più elevato ma è ragionevole ritenere che questa sarebbe l’effettiva quota evitabile a fronte di riduzioni solo parziali dell’utilizzo del cash».

Spazi aperti o luoghi chiusi?

Nell’analizzare questo nuovo scenario, bisogna però tenere conto di una serie di variabili, in primis il posizionamento della vending machine. Considerando che nei luoghi chiusi sembra vincere la chiavetta, il luoghi ideali sembrano essere le installazioni aperte al pubblico. «Nei luoghi aperti, infatti, può esserci una maggiore frequenza di persone e l’utilizzo dei pagamenti con carte c-less potrebbe avere effetti positivi, anche se mancherebbe quell’elemento di trascinamento che caratterizza invece i luoghi chiusi – precisa Miragliotta – dove le stesse persone, già abituate all’uso della chiavetta anziché del contante, possono abituarsi più facilmente all’utilizzo della moneta elettronica per gli acquisti alle vending machine, creando una eco positiva sugli altri frequentatori abituali».

Il TAP MOB di Intesa: la macchinetta nel grattacielo

PayLabIX Gentile Stefania Intesa SanpaoloUn esempio dell’effetto di trascinamento nei luoghi chiusi è portato da Intesa Sanpaolo, che all’interno del grattacielo torinese inaugurato il 27 maggio ha installato delle vending machine dotate unicamente di POS NFC. Una decisione nata dal progetto TAP MOB, creato dalla banca per testare i pagamenti senza contatto e via mobile anche all’interno delle mura del Gruppo. «Grazie alla partnership tra Argenta, Ingenico e Setefi – racconta Stefania Gentile, Responsabile del Servizio Mobile Payments & Commerce di Intesa Sanpaolo – vogliamo rendere una abitudine il pagamento digitale con carta contactless o con telefono NFC. Il pagamento avviene in tre semplici passaggi: si attiva il c-less premendo un tasto, si sceglie il prodotto e si paga attraverso carta contactless o wallet mobile. Un nuovo metodo di acquistare alle vending machine che, sul lato pratico, risulta molto comodo: in quanto non è più necessario avere moneta a disposizione o controllare periodicamente che la propria chiavetta sia carica».

Cambiare la user experience

PayLabIX Brugnetti Christian NWIl “caso” Intesa mostra però che per rinnovare la modalità di pagamento i gestori devono affrontare un investimento per migliorare la user experience, cambiando innanzitutto il layout delle macchinette. «Nuovi distributori – aggiunge Cristian Brugnetti, Product Manager di N&W – con interfacce più ampie, dotati di touch screen». «Ma che hanno richiesto un investimento importante da parte di tutti gli attori della filiera – sottolinea Francesco Firpo, Technical Support Manager di Argenta. Dal punto di vista tecnologico le vending machine che abbiamo distribuito in Intesa Sanpaolo funzionano alla perfezione e anche se ancora non ci sono ritorni sull’investimento abbiamo già conquistato un vantaggio competitivo nell’offerta ai clienti, in quanto su richiesta siamo in grado di offrire macchine dotate di tecnologia NFC capaci di veicolare una user experience adeguata».

Gli alti e bassi di essere offline

Una novità per il mercato italiano, in quanto, come sottolinea Miragliotta, «per ora la user experience offerta per le transazioni con carta è peggiore di quella legata al contante: è difficile interagire con i display – precisa – e la velocità di accettazione del pagamento con carta è più lenta rispetto al cash». Ostacolo che, però, potrebbe essere facilmente superato permettendo alle macchine di lavorare offline e riattivare la connessione solo a fine giornata per rendicontare le transazioni con moneta elettronica. «In questo modo, si potrebbero rendere più veloci, alla pari del contante, anche i pagamenti con carta – assicura Firpo – e migliorare quindi la user experience veicolata alla vending machine».

Vending machine sempre connesse

In questo contesto, i costi di connessione hanno un peso piuttosto importante, soprattutto se le vending machine dovessero operare online. Tuttavia, in vista della proposta di Decreto in discussione alla Camera che prevede per il gennaio del 2017 l’obbligo di una connessione su tutte le vending machine per tracciare il transato e comunicarlo per via telematica, il POS NFC potrebbe essere una delle soluzioni più adeguate per ottenere anche questo servizio. «I grandi gestori potrebbero quindi ottenere “sconti quantità” con una riduzione del costo della connettività pari a circa il 20% – chiarisce Miragliotta –, mentre condividendo la SIM sia per i pagamenti sia per i servizi di telegestione, i costi verrebbero “ammortizzati” su due applicazioni, con un risparmio di circa il 33%». «Una logica a carrello, quindi – sottolinea Brugnetti – che permette di sfruttare la connessione tra distributori usufruendo di un unico POS. Una direzione verso cui tutti i gestori di vending machine stanno guardando, ma che potrà raggiungere una diffusione importante sul mercato solo nel giro di tre o quattro anni, con un beneficio importante: ovvero incrementare la transazione media». «Tuttavia, rimane un problema tecnico nella logica a carrello – afferma Francesco Pacileo, Direzione Marketing U.O. Multicanalità e Servizi Innovativi di Banca Popolare di Vicenza. Mentre viene condotto un acquisto, infatti, le diverse macchinette collegate a un unico POS risultano “occupate” e gli altri clienti non possono comprare i prodotti; ciò limita i volumi di vendita e il numero di transazioni potenziali».

Innovare riducendo i costi Capex

L’introduzione del POS all’interno delle vending machine presenterebbe comunque dei costi hardware aggiuntivi. «Nella nostra Ricerca abbiamo scelto quindi di prevedere per i gestori un investimento preciso: un POS che sia solo NFC, quindi meno costoso rispetto a un device chip&PIN – aggiunge Miragliotta – capace di soddisfare tutti i possessori di una carta c-less o di un wallet per i proximity payments. In questo modo è possibile per i gestori mediograndi abbattere i costi dell’hardware, in media, di 130 euro annui, secondo le nostre stime».

Economics ad hoc per il vending

PayLabIX Steffanini Davide Visa EuropeRidotti i costi di connettività, affinata la user experience oltre che diminuiti i costi Capex, rimane la questione fondamentale da superare: la struttura tariffaria, che deve portare a un equilibrio in termini di ricavi e costi per tutti gli attori. «Anche basando i nostri calcoli sulle nuove MIF – racconta Miragliotta – è comunque necessario, affinché i gestori raggiungano un punto di equilibrio tra costi e ricavi, che i costi fissi, ovvero non in funzione dell’importo della transazione e che sono così pesanti per il settore del vending, si riducano anche del 90%». Una strada difficilmente percorribile, anche se, come spesso accade, la volontà di traghettare il pagamento elettronico, in particolare quello c-less adatto per sua natura alle piccole transazioni, potrebbe portare a una azione di sistema. «Già da 7 anni stiamo pensando a come ridefinire gli economics per spronare l’utilizzo del contactless nei micro pagamenti anche in settori dove la carta non viene utilizzata – commenta Davide Steffanini, Direttore Generale di Visa Europe Italia – come le edicole e le stesse vending machine. E probabilmente, l’unica via è mettersi al tavolo per definire condizioni particolari studiate ad hoc sulle necessità del sistema». «Anche in questo caso sarebbe utile cooperare e creare un nuovo modello per lanciare i pagamenti c-less nel settore delle vending machine – aggiunge Carlo Maiocchi, Direttore Divisione Corporate di SIA. Occorre, quindi, puntare su sistemi interoperabili che permettano ai gestori di uniformare la user experience e contrastare da subito i potenziali nuovi attori che si stanno già affacciando sul mercato».

L’avvento degli OTT

Come ad esempio Apple, pronta Oltreoceano per la fine del 2015 a portare i pagamenti NFC, grazie al sistema di pagamento Apple Pay, sui distributori Coca Cola: sicuramente un ottimo esempio da imitare, almeno per quanto riguarda la user experience che saprà offrire. «Magari Apple riuscirà a spingere anche l’utilizzo dei proximity payments per gli acquisti sulle vending machine – commenta Miragliotta. Come già sta facendo Starbucks, che permette ai propri clienti di pagare in prossimità via mobile tramite una app privativa: una app lanciata nel 2011 e ora utilizzata da un cliente su cinque, per un totale di 12 milioni di clienti nel 2014 con un +14% di transazioni anno su anno, all’incirca 1 milione di transazioni a settimana».

Dalla chiavetta ai proximity payments

PayLabIX Milanesi ComesteroUna app con un wallet privativo è già in fase di test nel settore del vending anche in Italia. Un progetto avviato da Liomatic, come racconta Lorenzo Costantini, Responsabile Tecnico della società. «Stiamo testando un wallet privativo da ricaricare con contante o carta di credito – spiega. Una volta caricato l’importo basta avvicinare lo smartphone NFC al distributore, selezionare il prodotto e pagare in modo rapido, con la stessa velocità di acquisto che offre una chiavetta». «D’altronde – aggiunge Giovanni Milanesi, Head of Project Management and Innovation di Comestero, società del gruppo SUZOHAPP – è importante che i pagamenti NFC diventino parte della quotidianità, altrimenti le persone continueranno a preferire contanti e chiavette precaricate. I molti test sui mobile proximity payments fatti negli ultimi 4 anni hanno scontato la poca diffusione della tecnologia NFC e la compresenza di tre sistemi operativi diversi e dei tanti attori che non riescono a rendere omogenea l’esperienza di pagamento».