PayLab VIII. Mobile Payment: non è solo questione di tecnologia

La “partita tecnologica” è ancora aperta nel campo dei mobile payment. Se per i pagamenti in prossimità la tecnologia NFC, grazie alla “benedizione” di Apple Pay, sembra prevalere su QR code e codici bidimensionali, a loro volta favoriti nella corsa ai remote payment, lo scenario dell’NFC è tornato a dividersi sul tema del Secure Element, tra il modello basato sulla SIM card e l’emergente HCE, che lo colloca invece nel cloud. E sentiremo certamente parlare, prossimamente, della tokenization di Apple Pay e delle prime esperienze in corso con i beacon. Il rischio, forse, è che questo moltiplicarsi di soluzioni, proposte da aziende di settori diversi (banche, telco, circuiti, GDO, web companies, produttori di smartphone, etc.) provochi una certa confusione tra consumatori e merchant. Ma, intanto, lo sforzo che l’ecosistema italiano dei pagamenti ha svolto negli ultimi anni porta a risultati importanti. Come il raggiungimento della “massa critica”, in termini di hardware e di carte contactless. Solo per i terminali POS, sono ormai oltre 350mila quelli abilitati alle transazioni c-less in Italia: per le nuove installazioni, il contactless è ormai uno standard.

PayLab dicembre2014 tavolo

POS NFC: Italia pronta nel 2016

PayLab8 Massimiliano Gallo MasterCardNon c’è acquirer, quindi, che non installi POS c-less. «In Italia, già a partire dal gennaio 2014, tutti i nuovi terminali degli esercizi commerciali appartenenti alle 20 categorie merceologiche maggiormente utilizzate aderiscono al nuovo standard – commenta Massimiliano Gallo, Head of Acceptance Development & Merchant Engagement Italy & Greece di MasterCard. Gli esercenti, con i terminali già installati, completeranno la sostituzione con i nuovi POS NFC contactless entro il 31 dicembre del 2016. Una premessa che permetterà all’Italia di essere pronta ad accettare ovunque i nuovi pagamenti ancora prima della dead line europea del 2020, data in cui tutti i terminali tradizionali di qualsiasi categoria merceologica saranno totalmente sostituiti dai nuovi POS NFC contactless. Inoltre, vogliamo contribuire a migliorare ancora di più la consapevolezza su come utilizzare i nuovi sistemi di pagamento presso gli esercenti, aiutandoli a distinguere con semplicità operazioni come inserire una carta EMV nel POS, oppure permettere al cliente di avvicinare la propria carta al terminale per pagare contactless con semplicità, o ancora utilizzare un telefono NFC».

Tanto c-less ma tanta confusione

PayLab8 CoBancomat Moggia SergioStrano ma vero, le tante tecnologie di pagamento anziché spronare la diffusione delle transazioni elettroniche rischiano di confondere i commercianti e consumatori che si avvicinano a carte e smartphone di nuova generazione. «Le ondine del contactless identificano il supporto carta e, ad esempio, non sono presenti solo sulle carte dei due circuiti principali, Visa e MasterCard, ma anche sulle nuove plastiche PagoBancomat che emetteremo nel 2015, andando ad arricchire un parco carte “tradizionali” che è prossimo ai 100 milioni – aggiunge Sergio Moggia, Direttore Generale del Consorzio Bancomat. Potrebbe esserci qualche dubbio, sia per gli esercenti sia per gli utenti, su quale dei marchi presenti su una unica carta corrisponda al simbolo del contactless. Dovrà quindi essere effettuata una grande opera di educazione e informazione per ottenere il risultato atteso».

Il PagoBancomat va online

Le conseguenze le conosciamo: in un mercato dominato dal contante, almeno per l’85% delle transazioni, come sottolinea Moggia, le tecnologie evolute e il network di accettazione solido non convincono ancora i consumatori a passare al pagamento elettronico. «Ecco perché abbiamo deciso di dare una spinta a questo mercato, abilitando da marzo 2015 anche il PagoBancomat agli acquisti di online – prosegue Moggia – e guardando con interesse a un nuovo progetto di mobile payment, con la convinzione che i proximity payments potranno dare uno slancio decisivo al nuovo ecosistema dei pagamenti, affiancandosi alle carte contactless».

Il “peso” dei proximity payments

PayLab8 IntesaSanpaolo Gentile StefaniaLa carta più amata dagli italiani, quella di debito, evolverà quindi verso il contactless e l’online, seguendo un percorso già avviato da un altro strumento di pagamento particolarmente popolare nel nostro Paese, cioè le carte prepagate, in molti casi già dematerializzabili in un mobile wallet. Esempio più recente, quello di Intesa Sanpaolo, TIM e Visa, che hanno creato TIM SmartPAY: «una carta prepagata contactless virtualizzabile all’interno del mobile wallet di TIM e della banca che può essere richiesta attraverso un processo “full-online”, tramite l’internet banking di Intesa Sanpaolo o direttamente dal TIM Wallet – precisa Stefania Gentile, Responsabile del Servizio Mobile Payments & Commerce di Intesa Sanpaolo. In questo modo, anche chi non è un cliente della nostra banca può richiedere una prepagata anonima al portatore e accedere ai servizi per pagare in prossimità. Inoltre, da gennaio virtualizzeremo la carta EXPO lanciata nei mesi scorsi e per febbraio tutte le carte di credito e prepagate di Intesa Sanpaolo potranno essere dematerializzate nel wallet TIM e della banca».

Nel portafoglio c’è posto per più carte...

PayLab8 TIM Leggeri AndreaUn concetto “open” che riguarda, per di più, tutti i nuovi wallet che nel 2014 hanno fatto il loro exploit sul mercato italiano. «Il portafoglio elettronico deve poter supportare le carte di pagamento di emittenti diversi – conferma Andrea Leggeri, Industry Solutions /Marketing Manager di Telecom Italia. Per questo motivo stiamo lavorando con più banche: Mediolanum, Intesa Sanpaolo, BNL e UBI Banca. Un approccio senza vincoli che riguarda sia le carte di pagamento sia le carte loyalty così come le tecnologie: la SIMbased NFC, il QR e l’HCE, infatti, sono tutte tecnologie che possiamo utilizzare con l’obiettivo di semplificare l’esperienza d’uso del cliente. Inoltre, nell’ottica di rendere disponibile la più ampia gamma di servizi, prevediamo di integrare nel wallet ulteriori applicativi: per esempio, grazie a TIM Mobility è già possibile acquistare i biglietti per il trasporto pubblico locale in numerose città».

...e più tecnologie

PayLab8 CartaSI Sandroni RaffaeleEd ecco che anche il wallet vede raddoppiate le tecnologie messe a disposizione grazie all’ingresso dell’Host Card Emulation, che permette ai clienti e alle banche di scavalcare la necessità di un SIM NFC. «Dopo i progetti di pagamento NFC SIM-based sviluppati con alcune delle nostre principali banche e con Vodafone e TIM, abbiamo realizzato la soluzione di pagamento mediante smartphone basata sulla tecnologia HCE – racconta Raffaele Sandroni, Direzione Business Development e Innovazione di CartaSi. Questa tecnologia, si affianca ai servizi CartaSi di pagamento via smartphone offrendo una ulteriore alternativa al cliente. Il servizio di pagamento HCE verrà proposto in diverse configurazioni e sarà integrabile anche nei wallet delle banche che lo dovessero richiedere. Il servizio è ovviamente anche in fase di integrazione all’interno del wallet MySi, da poco rilasciato nella versione per pagamenti online. Questo passo permetterà di avere integrata in una unica app per l’utente sia i servizi di pagamento “in negozio” (HCE) sia i servizi “online” propri del wallet».

L’HCE a fianco del SIM-based

PayLab8 BNL Squarcia PaolaMa se l’obiettivo è salvaguardare la user experience del cliente e non confonderlo ulteriormente costringendolo a scegliere tra tante tecnologie differenti, forse è anche giusto guidarlo tra i diversi metodi di pagamento. Come valutato da diverse banche «Abbiamo ultimato il rilascio della infrastruttura per i pagamenti NFC collaborando con le telco – precisa Paola Squarcia, Responsabile del progetto Mobile Payment di BNL – e nel 2015, oltre ad arricchire il nostro wallet con servizi di pagamento a valore aggiunto, come couponing, loyalty e prodotti assicurativi, puntiamo a creare una piattaforma capace di racchiudere più tecnologie: bisogna evitare la frammentazione, per questo motivo è importante integrare tutte le novità del mercato, come le soluzioni che gestiscono i dati della carta in “cloud”». E sulla stessa linea di pensiero si muove anche SIA. «Stiamo lavorando per lanciare un pilota sull’HCE proprio per l’inizio dell’anno – annuncia Gabriele Boni, Direttore Divisione Financial Institutions di SIA – con l’obiettivo di vedere coesistere le due tecnologie: SIM-based e HCE, investendo su entrambe».

Il codice bidimensionale tra le alternative

Oltre alla tecnologia NFC SIMbased e all’Host Card Emulation, però, c’è un’altra tecnologia che continua a coesistere nell’ecosistema dei pagamenti via mobile: il QR Code, il codice bidimensionale da inquadrare con lo smartphone per avviare le transazioni. «Una funzionalità che già trova posto nel wallet MySi – continua Sandroni. Per ora, sono previste due features per l’mcommerce: una si basa appunto sul QR Code, da inquadrare per confermare il pagamento via wallet, l’altra consente agli utenti di pagare su web inserendo soltanto username e password, previa registrazione al servizio. La user experience è molto semplice in entrambi i casi, consentendo, tra l’altro, pagamenti con un elevato livello di sicurezza».

Parola d’ordine: sperimentare

PayLab8 Visa Steffanini DavideÈ piuttosto difficile, quindi, fare ordine in questo ecosistema ricco di tecnologie. Ma la priorità degli operatori del settore, d’altronde, è sempre la stessa: «sperimentare tutte le soluzioni che siano in grado di traghettare il pagamento dalle carte al cellulare – precisa Davide Steffanini, Direttore Generale Italia di Visa Europe. Ma solo alcune delle tante soluzioni provate negli anni potranno avere un reale successo e l’elemento cardine che determinerà quale di queste vincerà sarà a nostro avviso la customer experience. Infatti, anche se l’HCE permette di superare alcune criticità dell’ecosistema dei pagamenti, semplificando le interazioni fra gli attori, bisogna continuare a considerare altre tecnologie, come ad esempio Apple Pay, per capire alla fine quale troverà il favore dei clienti».

Chi può mettere ordine?

Il compito di sistemare le carte in tavola spetta, come di consueto, a chi utilizza queste tecnologie: il consumatore. Spesso ignaro, però, di quanta e quale tecnologia si celi dietro ogni sistema di pagamento. «Tra l’utilizzo di una soluzione NFCSIM-based e una che si basa invece sul cloud cambia sostanzialmente solo il processo di attivazione dei dati del servizio, più articolato nella modalità SIM-based – precisa Sandroni. Ma l’utente finale non trova differenze nell’uso quotidiano tra i due servizi. Per questo motivo, oltre a spiegare agli utenti cosa stanno utilizzando, bisogna porre maggiore attenzione sulla semplicità d’uso e sulla customer experience, arricchendo i servizi e facendo cultura in modo che siano i consumatori stessi a scegliere e, di conseguenza, a indirizzare il mercato verso la tecnologia più rispondente alle aspettative».

Conquistare i consumatori

PayLab8 PoliMI PeregoD’altronde la scelta gravita attorno a tre filiere che hanno sviluppato soluzioni di Mobile Proximity Payment NFC: HCE cloud based promossa da Google, Apple Pay e soluzioni SIM-based promosse dalle banche in collaborazione con le telco. «È difficile anticipare quale soluzione sarà quella vincente, soprattutto in un mercato “vergine” come quello italiano – osserva Alessandro Perego, Full Professor of “Logistics and Supply Chain Management” del Politecnico di Milano. Tutto si giocherà attorno all’efficacia nella comunicazione, al time-to-market, alle alleanze e ai servizi a valore aggiunto con cui verranno arricchiti i wallet. Il passo successivo è lavorare su merchant e consumatori: è necessario coinvolgere i consumatori, che saranno decisivi nel “muovere” i merchant ad adottare le soluzioni più apprezzate».

Gli elementi su cui far leva...

E i fattori che possono persuadere i consumatori a utilizzare i nuovi strumenti di pagamento, secondo Perego, sono principalmente due: gli incentivi e la customer experience. «Qualsiasi sia la soluzione che risulterà vincitrice, alcuni prerequisiti sono ormai chiari – precisa –, ovvero la possibilità di registrarsi al servizio in modo semplice, un utilizzo semplice e veloce, la massima integrazione dei servizi, come la possibilità di inserire in un unico wallet più carte di pagamento e, infine, funzionalità a valore aggiunto, come la loyalty e il couponing».

... customer experience e incentivi

PayLab8 Setefi Manzotti MaurizioInsomma, semplicità e benefici diretti sono gli elementi su cui si gioca questa partita degli e-payments. «In un Paese in cui il 40% dei pagamenti in contanti è al di sotto dei 25 euro, le soluzioni per i micropagamenti, come le carte contactless e i proximity payments, potrebbero essere la scelta vincente: o almeno, questo, è il ragionamento che ci ha portato negli anni a puntare verso le nuove tecnologie di pagamento – chiarisce Maurizio Manzotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Setefi. Tuttavia, oggi bisogna comprendere che per convincere l’utente a utilizzare i nuovi strumenti bisogna anche offrire dei benefici diretti, garantendo semplicità e velocità nei pagamenti». Tutti elementi, quindi, che possono essere riuniti sotto un unico cappello: quella della customer experience, ma che si legano indissolubilmente anche un altro leit motiv dei pagamenti elettronici. Ovvero gli incentivi: intesi, dunque, non solo come servizi aggiuntivi alla commodity del pagamento, ma come vero e proprio sprone alla lotta al contante e al mercato sommerso. «Quanto è stato fatto fino a questo momento in Italia per promuovere i pagamenti elettronici non è sufficiente, è necessario un cambio di velocità per portare l’Italia a livelli di diffusione dei pagamenti elettronici paragonabili al resto d’Europa. Per questo motivo stiamo lavorando a una proposta di incentivi da proporre al legislatore – annuncia Perego – permettendo sia ai consumatori sia ai retailer di ottenere concreti e immediati vantaggi dall’utilizzo dei pagamenti elettronici. L’obiettivo è ridurre l’evasione fiscale e i costi di gestione del contante per benefici complessivi pari ad almeno una decina di miliardi di euro l’anno».