I nuovi pagamenti: dal c-less ai wearable

Apple Pay Italia

Fatto il c-less, è il turno del mobile. L’annuale osservatorio Mobile Payment and Commerce del Politecnico di Milano conferma i trend attesi. Il contactless continua a crescere mentre il mobile payment in prossimità ha cominciato la sua corsa.
Polimi Osservatorio mobile payment 2019

Lenta crescita dei pagamenti digitali

Intanto, i dati generali. I pagamenti digitali in Italia ammontano a 240 miliardi di euro di valore nel 2018. Una crescita di 80 miliardi di euro a cui contribuiscono diversi dati. In senso assoluto, però, siamo al 36% del valore totale dei consumi degli italiani: il dato è, anche quest’anno, in lenta crescita rispetto all’anno precedente. In termini percentuali, parliamo di una tartarughina che pazientemente macina qualche punto percentuale ogni anno. Cresce però del 16% il numero delle transazioni. E questo indica che l’abitudine a pagare digitale è comunque in crescita. Lo scontrino medio scende da 60 a 57 euro. L’Italia resta il 24esimo Paese UE (su un totale di 28, quindi, fino alla Brexit) per numero di transazioni digitali pro-capite: 56 da noi, 157 la media dell’Unione.

New digital payment 2019

I micropagamenti e il c-less

Scomponendo questi dati, si scopre, come prevedibile, che non tutto cresce allo stesso ritmo. Si conferma, ad esempio, il trend dirompente dei pagamenti contactless: che raddoppiano il valore del transato arrivando nel 2018 a 47 miliardi di euro. L’ecosistema c-less è d’altronde ben rodato, con anni di progetti avviati. Lo dimostrano i 60 milioni di carte in circolazione e il milione e 700mila POS abilitati (l’80% del parco macchine). Lo scontrino medio è di 45 euro: più basso della media, sicuramente, ma l’obiettivo originario di intercettare i micropagamenti sembra ancora piuttosto lontano. Il lancio di altri progetti sul trasporto pubblico, sulla scia dell’esperienza in corso nella metropolitana milanese per pagare il viaggio direttamente appoggiando la carta c-less ai tornelli, potrebbe comunque aumentare il numero di transazioni di basso valore nei prossimi mesi. Vedremo.

Remote payment 2019

Se i pagamenti da smartphone superano quelli da PC

Altro fenomeno che si conferma in crescita è il mobile remote commerce, in altre parole il commercio elettronico da smartphone. Nel 2018 il suo valore è arrivato a 8,4 miliardi di euro, in crescita del 40%. Vale ormai il 31% del commercio elettronico e in molti settori siamo vicini a una parità tra smartphone e PC: il sorpasso potrebbe avvenire alla fine del prossimo triennio. Crescono piano piano anche i pagamenti remote da mobile: un mondo eterogeneo, da 900 milioni di euro, che ha visto affiancarsi a bollette e ricariche telefoniche anche le transazioni per i servizi di mobilità condivisa. Crescerà sicuramente, anche grazie ai progetti “smart” al lancio in diversi Comuni italiani.

Proximity payment 2019

I player del mobile proximity payment

Ma il boom più atteso era ovviamente quello del mobile proximity payment. Leggi wallet degli OTT e app alla Satispay. Sono passati dai promettenti ma modesti 70 milioni di euro di transato del 2017 ai 530 milioni del 2018. In percentuale fa +650%. Ed è chiaro che la spallata l’hanno data Google, Apple e soci, che hanno permesso di superare il milione di utenti attivi, per un transato annuo di circa 500 euro a persona. Le previsioni per il 2021 sono rosee e con una forbice piuttosto ampia: tra i 5 e i 10 miliardi di euro di valore del transato. Il fatto è che i pagamenti mobile in prossimità cresceranno, sì. Ma bisognerà vedere con quali player: la partita è aperta.

Più servizi per il wallet

Anche perché resta il dato complessivo: i pagamenti digitali crescono, ma conquistano poco più di un terzo dei consumi degli italiani. Il cliente resta, sostanzialmente, in gran parte da conquistare: chi era già abituato a pagare con carta ha scoperto il c-less e il mobile, aumentando le transazioni digitali. Ma il contante resta forte nelle preferenze di tutti gli altri. Nel dibattito seguito alla presentazione dei dati della ricerca il problema è sembrato chiaro a tutti. Al cliente va offerto qualcosa che va oltre il semplice pagamento, servizi accessori capaci di creare fidelizzazione e valore. Sconti e offerte personalizzate, sicuramente. Ma anche servizi e funzionalità che diano al concetto di “wallet” un significato più ampio che “contenitore di carte”.

Il futuro è nei dati

D’altronde, tutti sanno che in gioco, nella competizione con BigTech, FinTech e competitor prossimi venturi dopo l’entrata in vigore della PSD2, non ci sono le commissioni sui pagamenti, bensì i dati delle transazioni. Una vera miniera d’oro per il cross selling e le offerte personalizzate in base a esigenze e preferenze del cliente. Nulla di nuovo, per carità. Ma se tutti parlano della minaccia esterna, probabilmente a breve potremo anche vedere qualche iniziativa bancaria che fa leva sui dati delle transazioni. Anche perché quei dati così preziosi la banca li ha sempre avuti (e poco sfruttati).

Alla ricerca di una soluzione di sistema

Il tutto senza dimenticarsi del merchant. Perché di fronte a un proliferare di strumenti e soluzioni di pagamento (ricordiamoci che con Alipay e WeChat è tornato in grande spolvero anche il QR Code, a suo tempo accantonato in Italia e non solo a favore del modello NFC) non si può pensare che il merchant, tanto più se parliamo di attività medio-piccole, passi il suo tempo a capire come funzionano le diverse soluzioni e come integrarle nei suoi sistemi. Questioni come tap singolo o doppio, tanto per dirne una, non possono diventare un cruccio del cassiere. Quello che emerge come un punto aperto è la necessità di trovare (ancora una volta) soluzioni di sistema per definire una user experience. Non solo per chi paga, ma anche per chi accetta la carta/mobile/wearable.

I tanti wearable

Anche perché in arrivo c’è l’ennesima ondata di innovazione tecnologica. Se le API sono roba da banca e FinTech, e se l’intelligenza artificiale vedrà sicuramente applicazioni molto interessanti nel supportare l’esperienza di acquisto del cliente (ci torniamo a breve) e nella prevenzione delle frodi, alcune innovazioni riguarderanno anche il merchant. Pensiamo ai wearables e altri device di nuova generazione che integreranno il pagamento: useranno l’infrastruttura c-less, va bene, ma dovremmo anche spiegarlo all’esercente che il cliente paga con un portachiavi. Ancora più ampio il tema dei nuovi ecosistemi intelligenti, poco importa che siano le città, le abitazioni o le automobili: quando tutto è connesso, il pagamento sarà parte integrante e invisibile di una nuova esperienza di “fruizione” della propria casa, dell’auto, persino del luogo in cui viviamo. Si pagherà anche tramite assistente vocale, ad esempio.

I nodi da sciogliere

Cambierà, in senso ampio, il modo di vivere il processo di acquisto, di cui il pagamento è solo una parte. Quando si parla di invisible payment, d’altronde, si intende proprio un modo diverso di scegliere che cosa acquistare, in cui la transazione diventa invisibile, assolutamente naturale, senza alcuna “frizione” (il copyright in tavola rotonda è di Roberta Gobbi di SIA) al momento del pagamento. Facile immaginare che trasversalmente a tutti questi ambiti si porrà, forte, il tema della sicurezza e della prevenzione delle frodi. E, verrebbe aggiungere, di come comunicare un mondo in così rapido cambiamento a clienti e merchant.