Sistemi di informazione creditizie: che ne sanno gli italiani
Scritto da
A.G
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Gli italiani hanno una idea abbastanza chiara della valutazione del merito creditizio. E forse è merito della crisi economica, secondo una ricerca condotta da Nomisma per CRIF.
Quante discussioni sulla CRIF
Forum di discussione online e persino pagine Facebook dedicate ai temi di finanza e credito sono d’altronde invasi di riferimenti all’una o all’altra società. Non sorprende quindi che l’84% degli italiani sia consapevole che le banche consultano informazioni per verificare l’affidabilità di chi richiedere mutui o altri finanziamenti. Senza particolare variabilità tra aree geografiche e livelli di istruzione, per una volta.
Buona conoscenza del merito creditizio...
Piuttosto, è l’esperienza finanziaria a fare la differenza. Anche qui poche sorprese: il 90% di chi in passato ha richiesto un mutuo o un prestito sa come funziona la macchina di verifica del merito creditizio alle spalle, mentre tra gli altri la consapevolezza si ferma al 67%. Che comunque non è poco.
... e dei SIC
Oltre la metà del campione, il 58%, sa che le banche e le società finanziarie consultano dati raccolti e gestiti dai SIC, Sistemi di Informazioni Creditizie. L’83% degli italiani, dice la ricerca, trova giusto che le banche si tutelino consultando dati e informazioni specifiche e il 66% pensa che senza queste procedure verrebbe erogato meno credito.
Quali informazioni contano
Gli italiani ritengono che le informazioni più rilevanti siano occupazione e reddito mensile, importo e regolarità di rimborso dei finanziamenti attivi o chiusi, la regolarità dei pagamenti delle utenze e il patrimonio del richiedente, tutti con percentuali tra il 61% e l’83%.
Uno su dieci ha chiesto di accedere ai propri dati
Il 62% degli italiani sa di avere diritto ad accedere ai propri informazioni nelle banche dati creditizie e il 12% ha fatto una richiesta di verifica: il principale interlocutore viene individuato nella banca (49%), seguita dai consulenti (26%) e dai SIC (11%).