Pagamenti digitali: tornare a investire guardando alla interoperabilità

digital 400Innovare per rivoluzionare il sistema bancario. A dettare questa necessità al Convegno Banking Revolution di ICBPI è Giuseppe Capponcelli, CEO dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari, che sottolinea come il sistema nazionale debba contrastare i competitor più innovativi, soprattutto nell’ambito dei pagamenti, che si stanno affacciando sul mercato italiano.

Ritornare a investire nell’innovazione...

«Dal 2007 a oggi gli investimenti delle banche italiane sono diminuiti del 27% – afferma Capponcelli – e il budget si è concentrato prevalentemente in interventi di compliance, lasciando da parte la sfera dell’innovazione. Un aspetto che invece le banche italiane dovrebbero affrontare con maggiore attenzione, per soddisfare le esigenze di una clientela che è cambiata: vuole tutto, subito, con un click e in ogni luogo».

...perché la compliance non sotterrerà il settore

Ma gli investimenti in compliance sono necessari, soprattutto ora che la Vigilanza non è più sotto cappello italiano ma europeo. Un nuovo “asse governativo”, che secondo Bankitalia non cambierà di molto le carte in gioco per il settore bancario nazionale. «L’asse direzionale si è sicuramente spostato verso la BCE – chiarisce Domenico Gammaldi, Head of Market and Payment System Oversight Directorate di Banca d’Italia – ma Bankitalia continua a essere il supervisory team e alcune sfere importanti, come l’antiriciclaggio, la tutela dei consumatori e il regolamento dei sistemi di pagamento, con tutto il pacchetto normativo PSD 2, rimane in Italia. Una serie di direttive che ci aiuteranno nella rivoluzione digitale dei pagamenti e nella competizione con gli altri operatori del mercato. Soltanto le competenze tecniche delle modalità applicative che sono alla base delle tecnologie dei pagamenti si rifaranno a quanto richiesto dall’EBA: per garantire degli standard di sicurezza».

Pagamenti: partire dalla fiducia del consumatore

E la sicurezza nel mercato dei pagamenti è stato uno degli argomenti trattati durante la tavola rotonda “Banks in digital scenario”. «Il tema della fiducia dei consumatori è strettamente legato alla sicurezza che loro riescono a percepire nell’uso dei nostri sistemi di pagamento – afferma Elvio Sonnino, Deputy General Manager di UBI Banca. Un sentimento che bisogna replicare anche quando si guarda ai mobile payment e che, per ora, sembra mancare: il fattore scatenante è la mancanza di uno standard e di una maggiore interoperabilità tra i vari sistemi che permette di abbattere le barriere d’uso di questi nuovi strumenti di pagamento». Ribatte sul tema della fiducia del consumatore anche Francesco Marrara, CEO di Banca ITB. «Lo scorso anno 110 milioni di pagamenti sono passati dai tabacchi e quindi gestiti dalla nostra banca, per un totale di 16 milioni di italiani, con una età media di 45 anni – racconta – che scelgono di passare dalla nostra rete perché si fidano del sistema di pagamento offerto».

Alla ricerca di uno standard per uscire dalla frammentazione

Non solo, l’identikit del consumatore che predilige pagare al tabacchi, anche se bancarizzato, è un cliente ancora poco avvezzo alla tecnologia. «Questo perché bisogna semplificare ulteriormente la user experience dei nuovi pagamenti, in particolare guardando ai proximity payments – precisa Fabio Momola, CEO di Veneto Banca. Per semplificare ulteriormente l’usabilità di questi strumenti di pagamento e formulare uno standard si potrebbe creare una identità digitale unica, che permetta a tutti i correntisti, anche con più conti bancari, di accedere in modo più facile e diretto a qualunque metodo di pagamento senza utilizzare ancora autorizzazioni e token differenti per ogni istituto». Una frammentazione tale del mercato che non può far altro che nuocere al sistema bancario, come sottolinea Momola: «tra 3 soluzioni diverse di peer-to-peer e una infinita proliferazione di sistemi per i proximity payments, nessuna banca italiana riesce a traguardare il 40% di market share nei pagamenti di nuova generazione – continua. Da qui, è palese la necessità di collaborare a livello di sistema».

Banco Popolare: la app di P2P interoperabile

Ma nel frattempo, l’innovazione non può essere fermata: Banco Popolare ha infatti annunciato il lancio, a fine maggio, del suo servizio di P2P. «Stiamo proseguendo nel trend di evoluzione del mobile: nel 2014, infatti, dalla nostra app di mobile banking è stato effettuato il 16% delle ricariche telefoniche che tradizionalmente vengono fatte da pc e nel primo trimestre del 2015 la percentuale è salita al 33% - introduce Ottavio Rigodanza, COO di Banco Popolare. E ora è tempo di lanciare una app di P2P che parla il linguaggio dei social, aperta anche ai non bancarizzati, per restaurare la fiducia nel sistema bancario anche nei più giovani, e soprattutto interoperabile».

CBI: un tavolo di lavoro per l’interoperabilità...

L’interoperabilità delle soluzioni di pagamento deve essere guidata, però, da una volontà politica, come sottolinea Liliana Frattini Passi, General Manager del Consorzio CBI. «Perché deve essere una risposta vincente non solo a livello nazionale ma internazionale – spiega. Abbiamo quindi avviato, insieme all’ABI, il tavolo di lavoro “Mobile interoperability service” sulla interoperabilità dei nuovi pagamenti via mobile e tracciare uno standard che permetta il dialogo tra le soluzioni dei tanti competitor e degli aggreganti (come Zac e Jiffy, ad esempio, i due servizi di P2P realizzati da CartaSi e SIA, NdR). È giunto il momento di fare un passo indietro e frenare la spinta competitiva per collaborare e competere insieme».

...così da aggredire tutto il mercato europeo

Raggiunto questo obiettivo di interoperabilità, si potrà passare allo step successivo. «Vendere servizi extrabancari – precisa Giovanni Sordello, COO di Banca Popolare di Milano. Sfruttando l’asset più importante che possediamo: la fiducia della clientela. Ma prima bisogna conquistare il cliente di domani attraverso una offerta digitale e poi arrivare a un mercato di scala: a quei 400 milioni di correntisti presenti in Europa». La banca dovrà quindi essere presente nel momento del bisogno, come dichiarano Umberto Colli, Deputy General Manager di Creval e Giulio Castagnoli, General Manager di BPER Services. «Una every day bank, che si innesta sulla necessità del cliente: monitorarlo nella sua attività online per offrire sull’immediato servizi di noleggio auto, assicurazioni viaggio e mutui – conferma Castagnoli. Una strategia che fa leva su big data e analytics. Mentre per semplificare il pagamento da mobile basterà usare l’identità digitale memorizzata direttamente sullo smartphone».

Innovare partendo dalle risorse umane

Per cavalcare l’onda della rivoluzione digitale, però, è necessario cambiare anche l’organizzazione della banca, secondo Roger Abravanel, Advisor e scrittore, ex McKinsey e anche ex membro del CdA di BNL BNP Paribas. «Valorizzare le risorse umane e procedere secondo criteri meritocratici: sono questi i due pilastri da cui ripartire per portare l’innovazione in banca. Perché la rivoluzione parte dalle persone e se non c’è il giusto capitale umano, e i giusti leader, anche l’economia continuerà a vivere questa fase di fermo – commenta Abravanel. È necessario quindi cercare nuove capacità nei Senior Manager: non più affidabilità ma flessibilità, meno esperienza e più innovazione, meno lealtà e più passione». Esempio concreto di come una organizzazione basata sul “Real Talent” possa vincere in questo nuovo contesto digitale è, secondo Abravanel, il Gruppo Admiral, «che ha rivoluzionato l’RC Auto conquistando tre milioni e mezzo di clienti tramite un progetto costruito grazie a nuove risorse che hanno guidato il Gruppo nella creazione di una soluzione capace di sfruttare gli analytics per offrire polizze auto confezionate su misura di cliente».

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