Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo

L’educazione finanziaria è roba di famiglia: si "apprende" dai genitori a usare il denaro

Educazione finanziaria in famiglia

L’educazione finanziaria avviene in famiglia e si basa sulla trasmissione di valori e comportamenti dai genitori, in primis la madre, ai figli.

È quanto emerge dalla ricerca “Genitori e figli: quanto conta la famiglia nell’approccio all’uso del denaro da parte delle nuove generazioni”, sostenuta dal Museo del Risparmio di Intesa Sanpaolo. Che conferma anche che la scuola ha un ruolo totalmente marginale nell’insegnare ai giovani l’uso del denaro.

Il denaro come valore famigliare

La ricerca conferma che i modelli di gestione del denaro fanno parte integrante della missione educativa dei genitori, trasferendosi da una generazione alla successiva.

Certo, tra le famiglie c’è una grande variabilità per quanto riguarda il livello di competenze e gli effettivi valori che vengono trasmessi: molto dipende dal titolo di studio, dal reddito, dal livello culturale e dal luogo geografico in cui vive la famiglia.

Ma i modelli e i loro comportamenti restano comunque un modello da seguire nell’uso del denaro. E questo vale anche quando le loro competenze finanziarie non sono particolarmente elevate.

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Il pericolo della continuità famigliare

L’educazione famigliare al denaro non si basa infatti sulla teoria, bensì sulla pratica. È un esercizio di imitazione e sperimentazione che passa da uno strumento noto a tutti, cioè la paghetta settimanale o mensile.

Ma in questo approccio di “continuità” si nasconde anche un’insidia, legata alla possibilità di perpetrare opinioni e comportamenti ancorati al passato. La percezione di un determinato strumento come più o meno sicuro, ad esempio, può essere il frutto di conoscenze limitate oppure obsolete.

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La gestione del rischio si impara a casa

La ricerca non indaga un aspetto come la guida dei figli nella scelta del loro primo conto corrente, oppure della carta di pagamento, ma possiamo immaginare che la trasmissione generazionale riguardi anche il rapporto con brand e istituzioni ritenuti meritevoli di fiducia.

Sono infatti appresi dai genitori, e qui la Ricerca torna in nostro aiuto, tutta una serie di aspetti che riguardano il denaro: la sua rappresentatività sociale, ad esempio, oppure un tema cruciale come quello della gestione del rischio o, ancora, il valore del risparmio.

Il denaro non mette ansia ai figli (ma solo ai genitori)

È interessante notare che, invece, i giovani sembrano non farsi travolgere dalle dimensioni più emotive e temporanee legate al denaro.

Tre quarti degli adulti segnalano emozioni negative collegate alla gestione del budget e al risparmio, che spaziano dallo stress (22,1%) all’ansia (21,8%) fino alla noia (9,9%). Per oltre la metà dei giovani, invece, il denaro non viene (ancora) associato all’ansia.

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La scuola non gioca un ruolo

Sconcertante, invece, la constatazione del ruolo praticamente assente della scuola nell’educazione all’uso del denaro. Nonostante il moltiplicarsi di iniziative che fanno leva sugli istituti di formazione, le famiglie su questo tema non si confrontano con soggetti esterni.

Di più: non ritengono che la scuola debba occuparsi di educare i loro figli all’uso del denaro. E anche i ragazzi non sembrano guardare agli insegnanti come possibile punto di riferimento o fonte di informazioni utili su questo tema.

La mamma è sempre la mamma

Il punto di riferimento è piuttosto la mamma, vero esempio sia per le femmine sia per i maschi, mentre al padre sembra attribuito un ruolo importante in altri contesti, come lo sport o il lavoro.

Va però sottolineato che i papà sono più spesso investitori rispetto alle madri: il 65% della mamme non ha soldi investiti, mentre la percentuale scende sotto il 50% nel caso dei papà.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop