Nei prossimi anni assisteremo a un calo della previdenza obbligatoria, mentre quella complementare è destinata a crescere. In questa cornice Generali, Poste Vita e Intesa sembrano assecondare meglio la domanda di previdenza complementare.
È quanto si evince dalla ricerca “Il mercato della Previdenza complementare in Italia”, realizzata da Excellence Consulting.
Il primato di Generali e Poste Vita. Bene Mediolanum
Dal 2021 al 2022 in Italia le forme pensionistiche complementari aumentano del 5,4% e riguardano 9,24 milioni di lavoratori (1/3 del totale).
Se i fondi pensione sono caratterizzati da una forte concentrazione, nella bancassurance Generali asseconda meglio la tendenza con 19 miliardi euro di Riserve Previdenziali nel 2022 (25,8% del mercato) rispetto alle Riserve Vita (148,3 mld, 20,7% del mercato).
Bene anche Poste Vita (10,8 miliardi di Riserve Prev., 14,7% del mercato vs 142,7 miliardi Riserve Vita, 19,9% del mercato) e Intesa Sanpaolo (8,4 milliardi Riserve Prev., 11,4% del mercato vs 136,5 miliardi Riserve Vita, 19,1% del mercato).
Tra le banche reti di consulenti finanziari spicca Mediolanum (4,9 miliardi Riserve Prev., 6,6% del mercato vs 24,8 miliardi Riserve Vita, 3,5% del mercato).
Fondi pensione aperti crescono maggiormente
Le contribuzioni medie più elevate si osservano in Lombardia e nel Lazio, con rispettivamente 3.350 e 3.010 euro. Seguono Emilia-Romagna con 2.920 e Piemonte con 2.810 euro.
A espandersi maggiormente dal 2021 al 2022 sono i Fondi pensione negoziali (+9,9%, iscritti 3,7 milioni), che precedono i Fondi pensione aperti (+6%, iscritti 1,79 milioni), Fondi pensione preesistenti (+4,4%, iscritti 0,65 milioni), Nuovi PIP – Piani individuali pensionistici (+2,4%, iscritti 3,53 milioni), Vecchi PIP (iscritti 0,31 milioni).
I player del mercato
La fotografia dei player per categoria evidenzia una concentrazione elevata del mercato.
I primi 7 Fondi pensione negoziali (Cometa, Fonchim, Fonte, Laborfonds, Fondenergia, Fondoposte, Fopen) sommano il 32% degli iscritti e il 59% del patrimonio (36.164 milioni vs 61.101 totale mercato).
I principali Fondi pensione preesistenti (Previndai, Fondo Pensione Contribuzione Definita Intesa Sanpaolo, Fondo Pensione Contribuzione Definita Unicredit, Fondo “Mario Negri” Aziende commerciali/spedizione/trasporto, Previp, BCC Fondo Pensione, Previbank) controllano il mercato con il 64% degli iscritti e il 69% del patrimonio (38.534,8 milioni vs 56.160 totale).
I top player dei Fondi pensione aperti (Arca, Intesa Sanpaolo Vita, Fideuram Vita, Amundi, Allianz, Azimut, Generali) sommano il 57% degli iscritti e il 59% del patrimonio (16.677,5 milioni vs 28.047 totale).
Infine, i primi 7 Piani individuali pensionistici (Poste Vita, Generali, Alleanza Assicurazioni, Mediolanum, Allianz, Unipolsai, Gamalive) contano il 76% degli iscritti e il 78% del patrimonio (35.626,4 milioni vs 45.492,2 totale).
«Dal 2020 al 2050 – afferma Maurizio Primanni, CEO di Excellence Consulting – il tasso di sostituzione lordo della previdenza obbligatoria decrescerà dal 71,7% al 58,4% nel privato e dal 54,9% al 46,7% tra gli autonomi (dati Ragioneria generale dello Stato), ma la previdenza complementare in Italia è ancora in stallo: le forme previdenziali integrative nel nostro Paese rappresentano alla fine del 2022 meno del 10% del Pil, in UK oltre il 100% e nei Paesi Bassi più del 200%.
La nostra ricerca dimostra che, se da un lato c’è consapevolezza, sia da parte dei lavoratori della necessità di tale scelta, sia da parte dei distributori - in particolare Generali, Poste Vita e Intesa Sanpaolo, e Mediolanum tra le reti, - delle grandi potenzialità di questo mercato, dall’altra parte c’è l’opportunità di accelerare nei processi di crescita, migliorando i modelli organizzativi e gli approcci commerciali dedicati alla previdenza».