intervista

AON e il cloud journey: verso la fase due

Cloud journey AON

Diego Tommasi, Cloud & Enterprise Services Subregional leader di Aon

Si concluderà entro la primavera 2023 la prima fase del journey to cloud di Aon. Negli scorsi mesi, infatti, Aon, azienda leader a livello mondiale nei servizi professionali, ha ultimato i lavori sul fronte infrastrutturale e sta completando lo spostamento in cloud pubblica della componente IBM Cloud Private.

Subito dopo partiranno i lavori per la seconda tappa: spostare nella nuvola quelle applicazioni core fornite da IBM che già venivano utilizzate da Aon all’interno di una cloud privata.

«Avevamo già effettuato una prima valutazione del cloud tra il 2017 e il 2018 – spiega Diego Tommasi, Cloud & Enterprise Services Subregional leader di Aon –, ma la situazione non era matura sia per quanto riguarda le soluzioni di mercato, che per la nostra idea di cloud computing. Accanto alla velocità della messa in produzione delle applicazioni, infatti, il principale driver era la riduzione dei costi».

In questi anni, però, sono cambiate parecchie cose. Aon utilizzava già soluzioni cloud IBM, ma on premises, in un ambiente protetto e conosciuto. «E ci siamo chiesti – prosegue Tommasi – come ottenere una flessibilità maggiore, liberando la piena potenzialità dei prodotti che già usavamo. Abbiamo approcciato IBM Cloud for Financial Services con esigenze completamente diverse rispetto al 2018: volevamo più flessibilità e avere a disposizione risorse a cui potevamo attingere in modo rapido».

Da qui l’avvio del progetto di migrazione, con Liquid Reply come partner. «Volevamo acquisire la conoscenza e le competenze necessarie – commenta Tommasi – per rivalutare le esigenze aziendali con una maggiore consapevolezza delle opzioni a disposizione. In una prima fase è necessario affidarsi a partner con delle competenze di valore aggiunto, supportandoli per aspetti come le governance e le architetture con la nostra conoscenza interna, vista anche la delicatezza di determinati aspetti nel settore finanziario».

Il journey to cloud, in altre parole, non può fare a meno di una gestione del cambiamento che passa anche dalla costruzione delle competenze. «Il cloud computing non è un prodotto verticale, né una porzione del data center – osserva Tommasi –, bensì un ambiente parallelo, che richiede di riconsiderare l’IT aziendale. Non sostituisce gli altri approcci, come l’on premises e l’outsourcing, ma li affianca. E se ne comprendono vantaggi e svantaggi grazie all’esperienza».

Tra i downside c’è sicuramente la standardizzazione delle soluzioni cloud. «Ci sono settori, come quello assicurativo, che hanno esigenze verticali e specifiche – prosegue Tommasi – e soffrono quindi la presenza di limiti alla definizione di architetture personalizzate. Queste si possono realizzare, ma richiedono più lavoro. Un forte ruolo lo gioca la regolamentazione, che di fatto ci guida nella costruzione delle architetture. Un broker assicurativo e consulente nella gestione dei rischi per grandi aziende, Pmi, Enti Pubblici e Professionisti come Aon, gestisce moltissimi dati critici e l’attenzione alla privacy e alla sicurezza è una costante».

Un altro tema che ha impegnato i team di lavoro è la modalità di integrazione tra ambiente on premise e quello in cloud. «Lo spostamento del workload, per quanto parziale, richiede una modifica della gestione, dei processi e dell’operatività – osserva Tommasi, ma non abbiamo riscontrato particolari rallentamenti o disservizi».

Con la conclusione della migrazione degli applicativi attualmente in uso nella IBM Cloud Privata, nel corso del 2023 scatterà la seconda fase: ripensare le applicazioni e le attività in base al potenziale del cloud. «È tutto ongoing – afferma Tommasi – perché una delle peculiarità del cloud è proprio la rapidità nel prendere decisioni, anche dal punto di vista progettuale. La velocità di reazione è il principale vantaggio anche lato business: oggi siamo in grado di fornire al cliente interno funzionalità più efficienti, risposte più rapide e migliori».

Aon non andrà, comunque, interamente in cloud. «La soluzione migliore è quella ibrida – conclude Tommasi – per sfruttare i vantaggi del cloud e dell’on premises quando necessario per raggiungere i nostri obiettivi. Il principale errore che si possa fare è guardare al cloud come una mera migrazione dell’IT “as is”. Questa tecnologia non si può ridurre a termini economici, ma richiede di definire chiaramente le esigenze e gli obiettivi per capire in quali casi può offrire un effettivo vantaggio».